Si deve al medievista Pierre Toubert l’elaborazione della categoria di feudalesimo mediterraneo, per definire un sistema di produzione dai tratti comuni diffusosi nei secoli centrali del Medioevo in uno spazio assai ampio, che comprendeva il mondo iberico, la Francia meridionale, l’Italia, gli stati latini d’Oriente. Alla tesi di Toubert furono mossi – com’è noto – non pochi rilievi critici: la dilatazione degli spazi e dei tempi, la sostanziale omogeneità tra tutti i paesi del bacino mediterraneo, la rigidità del modello, l’inerzia o la semi-immobilità in esso rappresentate più che il cambiamento, la visione spesso frammentata in tante microanalisi.
Non per questo la categoria di feudalesimo mediterraneo diventa inutilizzabile, seppure riconsiderata da profili storiografici diversi, come ha già evidenziato recentemente Aurelio Musi. Tra medioevo ed età moderna in generale nell’intera Spagna, in Francia e Italia si ebbe un radicamento feudale a vari livelli di profondità con tratti comuni e caratteristiche differenti. Ne emerge un Mediterraneo complesso: la prospettiva dei curatori intende superare l’idea di una sostanziale omogeneità storica tra tutti i paesi del bacino del Mediterraneo, che invece si presenta come un’area geo-politica complessa e differenziata al suo interno, con caratteri comuni e varianti (dall’introduzione di Rossella Cancila).