È il testo stenografico dell’interessante arringa dell’avvocato palermitano Giuseppe Marchesano, parte civile nel processo di Bologna contro l’ex deputato Raffaele Palizzolo, condannato nel luglio 1902 a trent’anni di reclusione come mandante dell’assassinio di Emanuele Notarbartolo, ex direttore generale del Banco di Sicilia. Il verdetto apparve a Palermo e in Sicilia come una condanna dell’intera isola, voluta dal Nord a danno del Sud, e innescò una violentissima reazione. In difesa di Palizzolo, ritenuto vittima di un iniquo errore giudiziario e di pregiudizi inveterati contro i siciliani, si costituì, a iniziativa di Giuseppe Pitrè, un «Comitato pro Sicilia», la cui attività si concluse con il successo: la Cassazione annullò la sentenza di Bologna e il nuovo processo che si tenne a Firenze lo assolse per insufficienza di prove (luglio 1904). Ma se i processi non ne provarono la colpevolezza, Palizzolo − come osservò Gaetano Mosca − «apparve nella sua luce peggiore, se non delinquente almeno protettore di delinquenti e sospetto perfino di relazioni coi briganti». Poco importava tutto ciò alla classe dirigente palermitana, che nella vittoria dell’imputato vedeva anche l’assoluzione delle sue colpe.
Giuseppe Marchesano
Processo contro Raffaele Palizzolo e c.i. Arringa
1902. - Palermo, - Tipografia Calogero Sciarrino,