Nel Settecento la peste non era stata sconfitta e il Regno di Napoli, inserito nello scacchiere del Mediterraneo, continuò a confrontarsi con le misure adottate dagli altri Stati in merito alla prevenzione sanitaria marittima. Sulle regole e l’applicazione dei principi di sanità marittima nacquero innumerevoli conflitti, dovuti in gran parte all’incertezza nell’interpretazione della norma. I controlli e i divieti alla libera circolazione erano spesso contrastati dagli operatori economici privati e istituzionali. L’obiettivo di questo saggio è quello di analizzare alcune delle questioni sorte in merito alla gestione degli affari sanitari, compresi i conflitti tra sanità, interessi mercantili, doganali e militari all’interno delle aree portuali del Regno di Napoli. Particolare attenzione sarà riservata alle vicende del Tribunale di commercio e dal suo primo presidente Francesco Ventura, che durante il periodo 1740-1746 ricoprì il doppio incarico di responsabile della sanità e del commercio nel Regno di Napoli. Il lavoro svolto in quegli anni fu decisivo per il varo della riforma della sanità marittima del 1751, per la revisione dei ruoli dei vari uffici coinvolti (sanità e dogana), per l’incremento della portualità nel litorale del regno.
Raffaella Salvemini