Perché «Mediterranea. Ricerche storiche», nuova rivista di storia con sede a Palermo. A parere dei fondatori, un gruppo di studiosi dell’Università di Palermo, gli spazi destinati alla pubblicazione dei risultati della ricerca storica in Sicilia negli ultimi tempi si sono notevolmente ridotti, a causa della chiusura nel 1987 dei «Nuovi Quaderni del Meridione» della benemerita «Fondazione Mormino», che un’altra Fondazione, la «Chiazzese», altrettanto benemerita per le iniziative culturali degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta, cercò invano di sostituire con «Nuove Prospettive Meridionali», costretta anch’essa a sospendere le pubblicazioni nel 1994. Da tempo non riesce più a mantenere l’abituale periodicità l’«Archivio Storico per la Sicilia Orientale», che per alcuni decenni sotto la direzione di Giuseppe Giarrizzo costituì sicuramente il più importante punto di riferimento degli studi storici in Sicilia. E sono venuti meno negli ultimi anni anche le pubblicazioni periodiche dell’«Accademia di Scienze Lettere ed Arti», che sotto la guida di Romualdo Giuffrida dedicavano non poche pagine agli studi di storia.
Di contro – anche se fare ricerca storica a Palermo e in Sicilia è molto difficoltoso per le croniche carenze di biblioteche e archivi – è fortemente cresciuto il numero degli studiosi e dei cultori che giornalmente ne frequentano le sale di studio. Negli ultimi anni si è alquanto dilatata la schiera di giovani dottorandi e di dottori di ricerca che si sono formati nell’Ateneo palermitano, ma hanno studiato anche all’estero, negli archivi spagnoli, francesi, inglesi e persino maltesi, oltre che negli archivi italiani (Napoli, Roma, Venezia, Milano), a contatto costante con le più recenti e accreditate esperienze storiografiche europee. Senza dire che l’istituzione del nuovo corso di laurea in Scienze storiche e della nuova laurea specialistica in Storia europea nell’Università di Palermo determinerà in tempi brevi un sensibile incremento del numero dei ricercatori. Numerosi sono anche gli studiosi che hanno appreso il mestiere di storico da autodidatti e che ormai hanno acquisito notevole competenza e raffinata metodologia di ricerca e di elaborazione dei dati.
A costoro, studiosi e giovani dottorandi e dottori di ricerca, «Mediterranea. Ricerche storiche» vuole offrire uno spazio per far conoscere all’esterno i risultati delle loro indagini e per potere partecipare al dibattito storiografico in corso; e vuole essere anche un luogo di incontro di esperienze diverse, comunque maturate, nella ferma convinzione che il confronto di interpretazioni e di metodologie sia fondamentale per la formazione dei giovani ricercatori. Ecco perché questo primo numero ospita anche un saggio sulla nascita del Cantiere navale di Palermo di Luca Stanchieri, un giovane laureato dell’Università di Roma con una tesi di storia economica, che avrebbe voluto fare lo storico ma che è costretto a fare un altro lavoro e probabilmente nella vita non si occuperà più di storia. Il suo saggio fornisce un contributo indubbiamente originale che non ci è parso di dover tralasciare. E allo stesso modo diamo ospitalità ad Antonino Marrone, pediatra di professione, che ha ormai al suo attivo una ampia produzione storiografica, impiantata su solidi scavi archivistici e su un rigoroso controllo delle fonti, ricca di riflessioni acute e convincenti, come attesta anche il lavoro che si pubblica in questa sede.
«Mediterranea. Ricerche storiche» non intende tuttavia chiudersi nel ristretto ambito siciliano, ma come si evince dal nome stesso si considera aperta all’intera area mediterranea, nella consapevolezza che la storia della Sicilia non è avulsa (sequestrata?) da quella dei paesi europei e delle sponde dell’Africa e dell’Asia Minore, tanto intensi nel tempo sono stati con essi i suoi rapporti commerciali e culturali, che in talune epoche hanno interessato anche le zone nordiche (Gran Bretagna, Paesi baltici). Cronologicamente intendiamo coprire l’arco temporale dal basso Medioevo all’età contemporanea, ossia l’ultimo millennio della nostra storia: il periodo precedente richiede altre competenze e metodologie.
I più anziani tra noi si sono formati sotto la guida di Carmelo Trasselli e di Francesco Giunta, a contatto quasi giornaliero con Maurice Aymard ed Henri Bresc, assai più attrezzati metodologicamente di noi. Fuori Palermo ci sono stati costante punto di riferimento Rosario Romeo, Giuseppe Giarrizzo, Giuseppe Galasso, Marino Berengo, Gaetano Cingari, il cui insegnamento riteniamo abbia ancora molto da offrire alle nuove generazioni di storici. E tuttavia il nostro periodico è apertissimo anche agli studiosi con altre ‘paternità’, senza alcuna preclusione che non sia la serietà scientifica del contributo che ci verrà proposto. Partiamo intanto con una periodicità semestrale, che potremmo trasformare in quadrimestrale se all’iniziativa arriderà il successo da noi auspicato.