La battaglia, per lo studioso, non è l’evento vissuto che fu per i combattenti. La paura, il furore, la sofferenza, il massacro e l’atroce materialità dell’uccisione sono spesso banditi da narrazioni che tentano di eludere l’insondabile ed esorcizzare l’intollerabile: una sorta di pudore nei confronti della violenza vissuta che, del resto, è proprio degli stessi combattenti, i quali, tornati a casa, il più delle volte tentano di dimenticare o rifiutano di verbalizzare gli aspetti più inconfessabili della loro esperienza.
L’evento bellico, in questo lavoro, è stato sottoposto a un’analisi che si articola a partire da tre differenti prospettive. In primo luogo, la battaglia appare come occasione per il manifestarsi di tendenze e congiunture che attraversano la storia e che spesso sorpassano l’esistenza degli uomini, come momento rivelatore di fratture e discontinuità. I saggi inseriti nella seconda parte del volume pongono al centro del loro interesse la condotta della guerra, nel tentativo di restituire il vissuto dei protagonisti dello scontro dal punto di vista materiale come da quello culturale e religioso. La terza sezione del volume, infine, è dedicata alla memoria e alla rappresentazione della battaglia. L’evento è dunque esaminato nella sua proiezione e riisignificazione nel tempo, attraverso il prisma del racconto che a questo attribuisce rilevanza e dona senso, divenendone condizione d’esistenza. In questa parte, dunque, si indaga su come l’avvenimento sia «creato» a partire dalla narrazione che di questo viene diffusa sin dall’immediatezza, e sulle modalità con cui esso è continuamente manipolato e trasfigurato al fine di costruire nuove identità particolari e collettive.