Francesca Notarbartolo pubblica questo suo diario nell’ottobre del 1926. Un affresco di avvenimenti e di personaggi che, quasi certamente, costituiscono la sintesi di numerosi diari da lei tenuti dalla fanciullezza sino alla maturità. I suoi “ricordi” sono troppo minuziosi per non essere stati fissati con maniacale attenzione sulla carta giorno dopo giorno, anno dopo anno. Francesca (Palermo 1873 – Firenze 1938), figlia del duca di Villarosa, sposò in prime nozze il marchese fiorentino Amerigo Gondi e in seconde Massimiliano Grimaud, conte d’Orsay. L’importanza di questa testimonianza è legata alla possibilità di leggere, attraverso le parole della contessa, un mondo di altezze reali, duchi, marchesi e conti che sarà spazzato via dai cambiamenti innescati dalla grande guerra e dal fascismo. Una donna che si sposta continuamente da una capitale all’altra, che fa la spola tra Firenze e Parigi frequentando non solo la bella società ma anche salotti letterari; incontra l’attore cinematografico Valentino, e subisce il fascino di Gabriele D’annunzio. La testimonianza autobiografica della comtesse D’Orsay è importante per ricostruire ambienti, mentalità, modi di vivere. Poche righe sono dedicate alla marcia su Roma nelle quali si paragona Mussolini al sole d’Oriente che illumina il trono dei Savoia; annota, inoltre, di avere partecipato a una riunione patriottica con le Camicie nere. Maggiore attenzione è posta all’invito ricevuto dai Florio per la stagione invernale a Palermo. La Contessa scrive con compiacimento che a Palermo “gli stranieri arrivano da tutte le nazioni, le feste si succedono alle feste e, a Villa Igiea, si danza senza interruzione”. Una bellissima e inconsapevole descrizione del vortice di incoscienza dal quale si stanno facendo travolgere i Florio affascinati da questa atmosfera. I debiti che accumulano sono la conseguenza di questa sconsiderata smania di volere apparire e di essere considerati dal bel mondo della belle époque un punto di riferimento. Una donna di grande fascino e di grande personalità che è l’espressione simbolica di un classe in decadenza che rimuove il fastidio della ribollente realtà politica ed economica che la circonda. La contessa d’Orsay fu anche autrice dei romanzi «Cendre, rien que cendre» (Éditions Excelsior, Paris, 1928), «Quand les cyprès se penchent (a Florence au XVIe siècle)» (Argo, Paris, 1930), «Gradeniga, ou le rêve d’or» (Éditions Revue mondiale, Paris, 1931), «En est il?» (Éditions Revue mondiale, Paris, 1932), «Vierges de Sicile» (Édition Denoël et Steele, 1934), e di alcune opere teatrali.
Francesca Notarbartolo de Villarosa comtesse D'Orsay
Ce que je peux écrire (Mémoires)
1927. - Paris, - Éditions Excelsior,