La lavorazione del cotone divenne, tra il XVII e il XVIII secolo, l’elemento di modernizzazione dei sistemi manifatturieri nazionali, e rappresentò il passaggio dalla fase protoindustriale a quella basata sul modello di fabbrica. Il processo di stampa e colorazione delineò una nuova geografia industriale in Europa seguendo uno schema che in larga parte si sovrapponeva a quello creato dalle manifatture tessili tradizionali (in special modo lana e seta), discostandosi da un reale percorso di path dependence. Nei fatti, sebbene la produzione del cotone stampato avesse beneficiato di un vantaggio localizzativo costituito dalla presenza di know-how tecnico e di una specifica politica commerciale, si rese tuttavia necessario il trasferimento di tecnologie e competenze da aree differenti. Proprio in tale trasferimento si evidenzia maggiormente il principale elemento di successo della nuova manifattura: la circolazione di idee, di tecnologie, di competenze ma anche di uomini.
In questo processo le manifatture cotoniere catalane si caratterizzarono come delle autentiche protofabbriche, dove – accanto alla divisione del lavoro – si accentravano le fasi produttive e la manodopera. Pur trattandosi di una “manifattura imperfetta”, che faceva ampio ricorso a processilabour intensive e a una ridotta meccanizzazione, fu comunque capace di raggiungere un elevato sviluppo, divenendo un attore primario nel mercato nazionale e coloniale.