a cura di Orazio Cancila

Federico di Napoli, principe di Resuttano, Noi il Padrone

1982 - Palermo - Sellerio editore Palermo

Le istruzioni del principe di Resuttano (Sicilia) – offrendoci un quadro estremamente dettagliato del funzionamento di un comune feudale anteriormente alle riforme caraccioliane, con i suoi organi giudiziari e amministrativi, di cui sono definite le competenze, e con le sue voci di entrata e di uscita – ci confermano la strettissima dipendenza delle autorità locali dal feudatario. La massima autorità di un comune feudale siciliano non era la corte giuratoria (gli amministratori municipali), bensì il governatore, rappresentante del signore feudale («il padrone assente») e uomo di sua grande fiducia, a cui faceva capo sia l’amministrazione della secrezia o camera baronale (cespiti fiscali e privati del barone) sia l’amministrazione dell’università (comune, cosa pubblica) e della stessa giustizia. Era lui che curava la cessione in affitto della riscossione delle gabelle (dazi), da solo quelle della secrezia, coll’assistenza di giurati, sindaco, maestro notaio (= segretario) quelle dell’università,· era lui che insediava la corte capitaniale, cioè gli amministratori della giustizia, e la corte giuratoria, cioè gli amministratori comunali, i quali tutti, in ginocchio, giuravano nelle sue mani di esercitare i propri compiti «secondo il servizio di Dio, del re, del padrone dello stato e del publico»; a lui infine i vari funzionari rispondevano del loro operato.

 

Federico di Napoli, principe di Resuttano, Noi il Padrone a cura di Orazio Cancila