Durante i secoli dell’età moderna, la penisola italiana – centro del Mediterraneo cattolico – era attraversata da un intenso movimento di uomini, beni e comunità provenienti dall’Oriente ortodosso. Permeata dalle reti e dalle strutture di controllo della Chiesa romana, quest’area assunse sempre di più i connotati di una frontiera, di uno spazio in cui le tensioni e gli antagonismi generati dalle differenze confessionali talvolta si andarono cristallizzando, talaltra lasciarono il posto agli scambi, ai contatti e alle finzioni identitarie.
Allontanando lo sguardo dalle civiltà e dalle loro «singolari permanenze», le relazioni tra Occidente latino e Oriente ortodosso sono qui ricostruite attraverso il racconto delle vite ordinarie di medi e piccoli mercanti, soldati e religiosi e del loro complesso mondo relazionale. Analizzando l’esperienza greca del potere cattolico, l’autrice affronta in modo problematico il ruolo della religione nella costruzione delle solidarietà diasporiche e il problema dei confini e delle identità confessionali dentro un mondo in transizione.