In epoca preunitaria le province abruzzesi, confine settentrionale del Regno delle Due Sicilie, risentivano più degli altri territori napoletani della rigida applicazione delle normative inerenti alla salute pubblica e al controllo sanitario di persone e merci. La vicinanza allo Stato della Chiesa e la naturale propensione allo sviluppo delle relazioni commerciali con la sponda opposta dell’Adriatico hanno comportato in questo territorio l’applicazione di norme sanitarie caratterizzate da un maggior rigore e da un più elevato livello di restrizioni. Ogni prescrizione normativa volta a regolare le attività marittime doveva conciliare le esigenze di carattere sanitario o di ordine pubblico con le necessità connesse alla pesca e al commercio marittimo, limitando e comprimendo le iniziative economiche delle popolazioni costiere. Nacque così, a partire dal decennio napoleonico, un ricco carteggio tra i rappresentanti delle istituzioni abruzzesi (intendenti, sotto-intendenti, sindaci e deputati di salute) e il governo centrale. Attraverso questa fonte si possono ricostruire le interazioni tra la normativa sanitaria e lo svolgimento delle attività marittime in un territorio che, per la sua posizione geografica e politica, presentava caratteristiche diverse rispetto alle altre aree del Regno delle Due Sicilie.
Dario Dell`Osa