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Recensioni e Schede 257
trapanese) e la grande patria, rappre- di Crispi, che vedeva nello Stato nazio-
sentata nella Camera bassa del parla- nale, l’unico soggetto storico in grado
mento, in cui gli interessi dei singoli di promuovere dall’alto la modernizza-
collegi avrebbero dovuto armonizzarsi. zione delle strutture sciali ed economi-
Molti sostenitori di Nasi, infatti, auspi- che del Paese, e che di contro indivi-
carono e ottennero che in diverse tor- duava nel cooperativismo contadino
nate elettorali egli venisse eletto, nono- dei Fasci un ostacolo alla piccola pro-
stante si sapesse già che tale elezioni prietà terriera, considerata la base so-
non avrebbe ottenuto l’approvazione ciale delle moderne democrazie. Non
degli organi competenti. coglieva ovviamente che questa impo-
stazione, rivoluzionaria per un uomo
La tangibile solidarietà verso l’ex mini- del pieno ottocento come Crispi, non
stro si espresse con la sua rielezione che, poteva fornire risposte adeguate alle
mancando la convalida del Parlamento, si sfide del ‘900. D’altronde, il suo obiet-
era reiterata per un decennio, dal 1904 al tivo era un altro. Spiega Costanza:
1913, anno in cui Nasi fu eletto, oltre che a «impegnato in quegli anni nella sfida
Trapani, anche nei collegi di Palermo e Cal- sicilianista con Giolitti e il suo gruppo
tanissetta. La camera avrebbe poi convali- di potere, Nasi voleva così recuperare
dato, l’11 giugno 1913, la sua triplice ele- quegli elementi del retaggio crispino
zione. Il fatto che gli elettori del collegio di che, al concetto di nazione, univano
Trapani rinunciassero a una loro diretta quelli del riconoscimento delle esi-
rappresentanza alla Camera, rieleggendo genze di sviluppo civile ed economico
Nasi per quattordici volte, era da valutarsi della Sicilia» (p. 205).
come il segnale di un civile confronto con Non so quanto questo sicilianismo
l’establishment politico nazionale. Fatto, potesse reggere al montare della reto-
comunque, rimasto isolato nella storia par- rica nazionalista comportata dallo
lamentare italiana (p. 198). scoppio della Grande guerra e dalle
ipotesi di intervento dell’Italia. Nella
Non è certo un caso che, trascorsa prolusione al suo corso di Filosofia del
l’età giolittiana a fronteggiare le accuse diritto svolto all’Università di Roma
e i processi, Nasi avviò un profondo ri- nell’anno accademico 1915-16 (era li-
pensamento dell’esperienza crispina, bero docente dal 1898 e, seppure sal-
cui Costanza dedica pagine tra le più tuariamente, aveva insegnato fino allo
interessanti del libro. Consapevole scoppio del caso giudiziario), Nasi si
della distanza che lo aveva separato smarcò dagli intellettuali interventisti
dallo statista di Ribera, Nasi ne sotto- sviluppando «un vero e proprio para-
lineò l’importate impulso legislativo e digma antibellicista» (p. 206). Dopo il
di riforma degli apparati amministra- conflitto tornò alla Camera, aderendo
tivi dello stato, sottolineandone altresì alla Democrazia sociale. Pronunciò il
l’opera in difesa delle libertà indivi- suo ultimo discorso parlamentare il 12
duali minacciate da «nuove forme di ti- giugno 1924, due giorni dopo il rapi-
rannide collettiva», ovvero «dalla lotta mento e l’uccisione di Giacomo Mat-
di classe» (le parole sono di Nasi). Ri- teotti. Si ritirò sull’Aventino e, come gli
valutava in questo modo l’idea giaco- altri secessionisti, perdette il seggio
bina, cifra stilistica dell’impostazione con la svolta totalitaria del 1926: si
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)