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Un'isola di scomunicati: Sicilia, 1339                           223



             della Cappella Palatina di Palermo, un ecclesiastico che Federico III nel
             1335 aveva inviato come ambasciatore ad Avignone, dopo l’elezione di
             Benedetto XII, insieme a Nicolò de Lauria. L’elezione del Virzolio sarà
             annullata da Clemente VI, il quale, dopo avergli riservato il decanato
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             della Chiesa messinese, lo eleggerà vescovo di Malta .
                È da ritenere che i legati apostolici non avessero aggiornato inizial-
             mente le informazioni di cui disponevano, e che esse provenissero dal
             riesame dei vecchi processi contro Federico. Rivolgendo nel gennaio
             1339 il monito al vescovo di Siracusa, lo avrebbero quindi fatto con
             riguardo al Moncada, benché fosse defunto da tempo. Non pronuncia-
             rono però la scomunica contro il vescovo di Siracusa, perché Pietro Mon-
             cada risultava morto e il Virzolio non era un vescovo legittimo. Avevano
             già commesso lo stesso tipo di errore nei riguardi dell’infante Guglielmo
             d’Aragona: il 3 ottobre 1338 a Reggio lo avevano dichiarato decaduto con
             i suoi fratelli da ogni diritto sulla Sicilia, benché fosse già morto. Ne pre-
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             sero atto il 4 dicembre, e non pronunciarono la scomunica .
                Tra gli officiales fu scomunicato prima di tutti il gran senescalco,
             nonché viceammiraglio, il conte Manfredi II Chiaromonte . Figlio
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             di Lucca Palizzi e di Giovanni I Chiaromonte il Vecchio , e cugino
             del  conte  di  Modica,  era  destinato  ad  essere  il  successore  di
             entrambi. Dopo avere sostituito il padre, il quale sfuggì alla scomu-
             nica perché defunto, come suo luogotenente nell’ufficio di capitano
             e giustiziere di Palermo, ed essere stato maggiordomo reale , gli
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             era subentrato anche come siniscalco . Lo troviamo col titolo comi-
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             tale, perché nel 1335 era stato già creato conte di Chiaromonte ,



                14  Michele da Piazza, Cronaca, a cura di A. Giuffrida, Palermo 1980, pp. 56 s.; S.
             Fodale, La svolta siciliana nel pontificato di Clemente VI cit.
                15  S. Fodale, La svolta siciliana nel pontificato di Clemente VI cit.
                16  Ivi.
                17  S. Fodale, Chiaramonte, Manfredi, conte di Modica, in Dizionario Biografico degli
             Italiani, 24, Roma 1980, pp. 533-535; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana
             (1282-1290) cit., pp.136 s.
                18  I. Walter, Chiaramonte, Giovanni, il Vecchio, in Dizionario Biografico degli Italiani,
             24, Roma 1980, pp. 525-527; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390)
             cit., pp. 145 s.
                19  A. Marrone, I titolari degli uffici centrali del Regno di Sicilia dal 1282 al 1390, «Medi-
             rerranea-ricerche storiche», 4 (2005), p. 311.
                20  Ivi, pp. 305 s.
                21  Nell’aprile 1338 così si sottoscriveva, come testimone nella procura della città di
             Palermo per gli ambasciatori inviati a Benedetto XII: Nos Manfridus de Claromonte Dei et
             regis gratia comes Claromontis et regni Sicilie senescalcus (M. Moscone, Un modello di
             documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum di Palermo
             e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., p. 514).


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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