Page 24 - Mediterranea 43
P. 24

230                                                    Salvatore Fodale



                                                           a
              Accompagna i giudici della Magna Curia, in 25 posizione il maestro
           notaio agli atti della Gran Corte, Vincio de Vito , ma li precede il pre-
                                                         55
                                           56
           tore di Palermo Alberto de Milite , il quale è a sua volta sopravanzato
                                                                         57
           dallo strategoto di Messina Juan de Loharra (o Lohar, o Livarra) . Più
                                                                         58
           avanti, trentesimo, il protontino di Messina, Damiano Salimpipi . Più
           oltre, troviamo un altro Salimpipi, Bartolomeo.

              55  H. Penet, Le Chartrier de S. Maria di Messina cit., doc. 108, p. 388: Vinchius de
           Vito de Messana regie curie actorum notarius (1323).
              56  Detto de Jaconia. Dominus. Possedette il feudo Michikeni. Pretore di Palermo
           (1331-32). Nel 1338 come pretore aveva firmato in qualità di testimone l’atto di procura
           per la richiesta della città al papa di riconoscere la successione al trono di Pietro II.
           Teneva una delle chiavi dell’archivio di Palermo (1340). Nel 1342 sarà tra i garanti di un
           consistente debito della vedova di Pietro Lancia, donna Costanza. I. Peri, La Sicilia dopo
           il Vespro. Uomini, città e campagne, 1282-1376 cit., p. 165; B. Pasciuta, I notai a Palermo
           nel 14. secolo: uno studio prosopografico cit., n. 107, p. 155; M. Moscone, Un modello di
           documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum di Palermo
           e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., p. 514; A. Marrone, Repertorio
           della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 268.
              57  Nobilis, regius consiliarius et familiaris (1329). Nel 1345 venderà una vigna. E.
           Pispisa, Messina nel Trecento. Politica economia società cit, p. 103; P. Corrao (a cura di),
           Acta Curie felicis urbis Panormi, 5 (Registri di lettere ed atti 1328-1333) cit., doc. 77, p.
           142; H. Bresc, Le gouvernement de l’étranger: aristocrates et marchands ‘experts’ à la
           cour de Sicile (1296-1355) cit., p. 194.
              58  Miles. Viceammiraglio. Nel 1348 sarà inviato ad Avignone per chiedere a Clemente VI
           la ratifica del trattato di pace concluso nel 1347 con Giovanna d’Angiò. La corte napoletana
           gli accordò il salvacondotto e un finanziamento di 50 once. Il 5 luglio ebbe dal papa, per la
           sua partecipazione all’ambasceria, l’indulgenza plenaria in mortis articulo per sé e per la
           moglie Pellegrina, che fu accompagnata dalla collazione di un canonicato nella Chiesa agri-
           gentina al messinese Antonio Salimpipi, canonico della cattedrale di Mazara. Nel 1349 la
           regina Eleonora d’Aragona lo informò dell’invio in Sicilia di un agente segreto, chiedendogli
           di dirigerlo in agendis e di favorire il pagamento della propria dote di matrimonio con Pietro
           IV d’Aragona. Nel 1351 Clemente VI sollecitò la corte siciliana a dare risposta agli articuli
           contenenti le osservazioni pontificie sul trattato di pace, chiedendo il ritorno ad Avignone
           dell’ambasciatore, il cui nome era trasformato dalla cancelleria pontificia in Octavianum
           Salimpepere. Nel 1353 la regina Eleonora lo informò dell’invio in Sicilia del suo secretarius,
           il notaio Giacomo de Alafranco di Messina. Nel 1354 la regina d’Aragona gli chiese di pro-
           curare che da Messina fossero inviati due o tremila remi. All’arrivo dei reali aragonesi con
           la flotta in Sardegna, fu inviato da re Ludovico ad incontrare all’assedio di Alghero Pietro
           IV, il quale lo nominò suo consigliere. Nominato da Enrico Rosso governatore di Messina,
           represse duramente una congiura a favore dei Palizzi (1354). Di ritorno da un’ambasceria
           alla corte napoletana, nel 1355 intercettò una nave con un carico di mille salme di grano.
           Nel 1356 riuscì a far esiliare da Messina altri congiurati, ma fu costretto alla fuga dalla
           rivolta di Nicolò Cesareo. Nel 1362 Eleonora gli annunciò l’arrivo di un’ambasceria per pre-
           tendere, con argomenti anche minacciosi, la consegna dell’atto di donazione dell’isola, nel
           caso di morte senza figli di Federico IV. E. Pispisa, Messina nel Trecento. Politica economia
           società cit, pp. 218-220, 223, 226; H. Bresc, Le gouvernement de l’étranger: aristocrates et
           marchands ‘experts’ à la cour de Sicile (1296-1355) cit., p. 198; A. Marrone, I titolari degli
           uffici centrali del Regno di Sicilia dal 1282 al 1390 cit., p. 345; S. Fodale, Su l’audaci galee
           de’ Catalani (1327-1382). Corona d’Aragona e Regno di Sicilia dalla morte di Giacomo II alla
           deportazione di Maria cit., pp. 93, 97, 101, 143, 171.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29