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232 Salvatore Fodale
Primo tra questi cavalieri, al 35° posto, è un conte, Ruggero de Pas-
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saneto , la cui ribellione al re, che nel luglio 1338 forse aveva fatto
sperare Roberto d’Angiò, era rientrata ad opera di Blasco d’Alagona,
col quale si era imparentato.
Subito dopo di lui, l’atto di scomunica ricorda, raggruppandoli,
Enrico Abbate 65 e poco oltre Palmerio Abbate 66 e con loro Abbo Barresi
(nel 1338 uno dei testimoni nella procura palermitana per il riconosci-
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mento della successione di Pietro II ), Enrico Chiaromonte , Lamberto
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de Montaperto . Essi sembrano costituire un gruppo, a capo del quale
è collocato Enrico Abbate, concentrato nel Val di Mazara tra Palermo,
Trapani, Agrigento e Corleone. A Palermo, dopo aver partecipato nel
1325 alla difesa della città, guidata da Giovanni Chiaromonte, contro
la spedizione navale del duca di Calabria Carlo d’Angiò, Enrico Abbate
era stato giustiziere nel 1329, Palmerio vi sarà pretore nel 1342-43,
Abbo Barresi l’anno successivo. Trapani era terra d’origine della fami-
glia Abbate. Ad Agrigento risiedeva Enrico Chiaromonte, il quale dal
1339 sarà maestro razionale e giustiziere nella Valle nel 1347; nella
città erano le origini dei Montaperto, Abbo Barresi vi era stato giusti-
64 Signore di Tavi. Morto prima del 1355. A. Marrone, Repertorio della feudalità sici-
liana (1282-1390) cit., p. 325.
65 Figlio di Riccardo, prestava un servitium di 9 cavalli armati (180 once di reddito).
Morì tra il 1343 e il 1344. Cfr. I. Peri, La Sicilia dopo il Vespro. Uomini, città e campagne
1282-1376 cit., p. 98; P. Corrao (a cura di), Acta Curie felicis urbis Panormi, 5 (Registri di
lettere ed atti 1328-1333) cit., doc. 60, p. 108; L. Sciascia, Le donne e i cavalier, gli affanni
e gli agi. Famiglia e potere in Sicilia tra XII e XIV secolo cit., pp. 142, 144; A. Marrone,
Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 21.
66 Miles, nobilis, dominus. Di Trapani. Figlio di Nicola. Fu tassato per dieci cavalli
armati (200 once di reddito). Federico III nel 1328 lo aveva convocato nella piana di
Milazzo. Cfr. A. Giuffrida, Introduzione a F. Giunta, A. Giuffrida (a cura di), Acta Siculo-
Aragonensia, II (Corrispondenza tra Federico III di Sicilia e Giacomo II d’Aragona), Palermo
1972, p. 34; B. Pasciuta, I notai a Palermo nel 14. secolo: uno studio prosopografico cit.,
n. 448, p. 357; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 21; S.
Fodale, Su l’audaci galee de’ Catalani (1327-1382). Corona d’Aragona e Regno di Sicilia
dalla morte di Giacomo II alla deportazione di Maria cit., p. 139.
67 Miles. Figlio di Giovanni, ereditò Militello, del quale fu investito nel 1319, dallo zio
Giovanni Camerana. Sposò Ricca Matina, dama di corte della regina Eleonora, ricevendo
come dote Pietraperzia. Sarà testimone per il testamento di Matteo Sclafani (1345). Domi-
ciliato a Palermo, fu tassato per 9 cavalli armati (180 once di reddito). Cfr. A. Marrone,
Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 77; M. Moscone, Un modello di
documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum di Palermo
e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., p. 515.
68 Cfr. A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., pp. 146 s.
69 Il duca Giovanni gli farà sequestrare i beni per insolvenza, ma la moglie si opporrà per
recuperare la dote (1342) e otterrà dalla Magna Curia la restituzione di alcuni beni (1344).
Sarà ancora vivo nel 1362, quando la moglie Isabella fece testamento. Cfr. ivi, pp. 280 s.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)