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Un'isola di scomunicati: Sicilia, 1339 233
ziere nel 1333-34. A Corleone Enrico Abbate aveva dei possedimenti,
mentre Abbo Barresi, il quale era figlio di Giovanna, figlia di Bonifacio
Camerana, vi sarà inviato come paciere nel 1341. Carini fu feudo di
Palmerio, Salaparuta di Enrico Abbate, Grotte di Lamberto de Monta-
perto, il quale aveva sposato una figlia di Giovanni Chiaromonte.
Seguono due personaggi: Ferrarono de Abella e Giovanni de Calta-
girone, che non sappiamo per quale motivo siano collegati. Ferrarono
era nipote di Ferrer de Abella, un domenicano eletto nel 1330 vescovo
di Mazara e nel 1334 trasferito a Barcellona; sposò la nipote di un altro
vescovo siciliano, anch’egli catalano, il vescovo di Siracusa Pietro Mon-
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cada, e fu signore di San Filippo d’Argirò (Agira) . Pochi nomi più
avanti, forse a lui collegato, troviamo un Guglielmo Moncada, prece-
duto da un altro catalano: Gonçal Eximenis (Scimeni) de Arenós (Are-
noso), (dompnum Consalvum Yssimerus de Renoso), il quale come
strategoto di Messina nel maggio 1338 fu presente al rilascio della pro-
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cura cittadina per il riconoscimento della successione al trono .
Giovanni de Caltagirone, signore di Vallelunga e di Misilmeri, omo-
nimo sia del padre che di un figlio, fu elencato nel 1321 tra i milites ai
quali Federico III vietava di intromettersi nella gestione della città di
Palermo, nel 1338 aveva sottoscritto col padre come testimone la pro-
cura palermitana per la successione di Pietro II. Possedeva presso Nico-
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sia il casale Sarracenorum, beni a Caltagirone e a Palermo . Dopo di
lui, ma non immediatamente, è scomunicato anche Riccardo (Riccar-
70 Nel 1348 i vassalli si ribelleranno contro di lui e chiederanno di non avere mai più
un signore catalano. Cfr. C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, Monasterii 1913, I,
pp. 128, 332; F. Giunta, Ferrer de Abella e i rapporti tra Giacomo II e Giovanni XXII, in
Studi Medievali in onore di Antonino De Stefano, Palermo 1956, pp. 253 s., 259 s.; L. Scia-
scia, Le donne e i cavalier, gli affanni e gli agi. Famiglia e potere in Sicilia tra XII e XIV secolo
cit., pp. 101 s.; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 22.
71 Cfr. H. Penet, Le Chartrier de S. Maria di Messina cit., doc. 128, p. 445; H. Bresc,
Le gouvernement de l’étranger: aristocrates et marchands ‘experts’ à la cour de Sicile (1296-
1355), in Id., Una stagione in Sicilia, a cura di M. Pacifico, Palermo 2010, p. 194; M.
Moscone, Un modello di documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio
syndicorum di Palermo e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., p. 517.
72 Il 6 settembre 1339, tramite il figlio omonimo, depositò a Firenze presso la compa-
gnia dei Bardi 1.000 once, che si presumono frutto di una vendita di feudi o di beni
mobili. La Regia Curia di Palermo dispose che 375 once andassero a Giovanni Siracusia,
figlio di Aloisia Caltagirone, la quale nel 1341 ad istanza della società dei Bardi confermò
di aver ricevuto la somma. Morì tra l’ottobre 1340, quando fu citato per il feudo di Misil-
meri dal procuratore fiscale, e il febbraio 1342. Cfr. L. Citarda (a cura di), Acta Curie, 3
(Registri di lettere 1321-1326. Frammenti), Palermo 1984, doc. 1, p. 4; B. Pasciuta, I notai
a Palermo nel 14. secolo: uno studio prosopografico cit., nn. 386, 461, pp. 309, 346; A.
Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., pp. 102 s.; M. Moscone, Un
modello di documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum
di Palermo e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., pp. 514 s.
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)