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virtù delle spinte riformatrici individuali e locali . Studi più recenti
hanno invece mostrato che il Divino Amore e le analoghe confraternite
di carità istituite o riformate nel primo Cinquecento non furono il punto
di partenza di una coesa e omogenea devozione religiosa ma piuttosto
rappresentarono in modo emblematico il luogo dove le eredità quattro-
centesche, i rivoli della devotio moderna, dell’ascetismo e del misticismo
tardo medievali e dell’umanesimo cristiano finirono con l’intercettare
un più o meno larvato dissenso religioso. Protetto dall’anonimato e dalla
segretezza, il Divino Amore sfuggiva di fatto al controllo delle istituzioni
ecclesiastiche, anche per la massiccia presenza dei laici al suo interno,
rendendo in questo modo possibile, in alcuni congregati e già a partire
dai primi anni del Cinquecento, la trasformazione delle tensioni carita-
tive in comportamenti e atteggiamenti velatamente antiromani e in
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alcuni casi in dottrine esplicitamente eterodosse . Nel celebrare il ruolo
di primo piano delle confraternite di carità nel primo Cinquecento la
storiografia ha sostanzialmente eluso i variegati esiti cui giunsero i
membri di questi sodalizi, i quali, partendo da un retroterra comune,
finirono con il partecipare in forme e modi differenti alla vita religiosa
degli anni successivi. Lo dimostrano inequivocabilmente le esperienze
di Gaetano Thiene e Bartolomeo Stella che verranno approfondite nelle
prossime pagine. La presenza di entrambi, tra il 1515 e il 1524, alle riu-
nioni dell’oratorio del Divino Amore romano non impedì al primo di
prendere parte al progetto di riforma, intransigente e repressivo, di Gian
Pietro Carafa e al secondo di accompagnare la parabola sul crinale del-
l’eresia del cardinale inglese Reginald Pole. A partire da un percorso
condiviso è quindi possibile rintracciare approdi profondamente diffe-
renti che, tuttavia, non sono colti da chi guarda alla vita religiosa del
primo Cinquecento attraverso una lente volta ad annullare le differenze
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all’interno di un vago e indefinito Early Modern Catholicism .
La storia del Divino Amore mostra un percorso tutt’altro che
lineare. A partire da Caterina Fieschi, la principale ispiratrice della
1 H. Jedin, Riforma cattolica o Controriforma? Tentativo di chiarimento dei concetti con
riflessioni sul Concilio di Trento, Morcelliana, Brescia, 1957 (ed. or. 1946).
2 Si veda su questo A. Vanni, «Fare diligente inquisitione». Gian Pietro Carafa e le origini
dei chierici regolari teatini, Viella, Roma, 2010, pp. 12 e 129 e G. Alonge, Dalla carità
all’eresia. Il Divino Amore e il dissenso religioso nell’Italia del primo Cinquecento, «Rina-
scimento», LIV (2014), pp. 187-210. Per un’analisi delle cause che hanno portato alla
creazione del mito storiografico del Divino Amore si rimanda a D. Solfaroli Camillocci,
Le confraternite del Divino Amore. Interpretazioni storiografiche e proposte attuali di ricerca,
«Rivista di storia e letteratura religiosa», XXVII (1991), pp. 315-332, e D. Solfaroli Camil-
locci, I devoti della carità. Le confraternite del Divino Amore nell’Italia del primo Cinque-
cento, La città del Sole, Napoli, 2002.
3 Sull’Early Modern Catholicism cfr. J. O’Malley, Trent and all That. Renaming Catholi-
cism in the Early Modern Era, Harvard University Press, Cambridge (Massachusetts) –
London (England), 2000. Critiche a questo approccio storiografico sono state avanzate
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)