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                   Tra pratiche caritative e radicalizzazione dottrinale. Bartolomeo Stella...  11


                   confraternita di Genova, il cui racconto autobiografico rappresenta la
                   costante attestazione dell’inutilità della mediazione ecclesiastica, fino
                   ai suoi seguaci più prossimi, come Ettore Vernazza, la cui devozione
                   per la nobildonna da una parte lo portò a patrocinare la fondazione di
                   molte delle confraternite dipendenti da quella genovese, oltre a ospe-
                   dali, ricoveri per convertite, enti assistenziali, luoghi pii dove i sodali
                   potevano manifestare il loro fervore caritativo, dall’altra a radicalizzare
                   il suo messaggio. Grazie all’opera di Vernazza, e dei suoi collaboratori
                   come Cattaneo Marabotto, la carità del Divino Amore si trasformava
                   quindi in una particolare forma di ascesi, dove la compassione e l’eser-
                   cizio della pietà erano vissuti con indifferenza e distacco, al pari della
                   vita ecclesiale, delle autorità e delle gerarchie. L’adesione al luterane-
                   simo di Battista Fieschi, il controverso ascetismo di Gaetano Thiene,
                   che lo portava a considerare Roma una nuova Babilonia, come già
                   prima di lui Erasmo e Lutero, e infine le scelte valdesiane di Bartolo-
                   meo Stella e, soprattutto, di Marcantonio Flaminio, tutti membri del
                   Divino Amore, rappresentano i risultati più clamorosi di un percorso
                   al riparo delle istituzioni, del quale si era avveduto già nei primi anni
                   venti del Cinquecento Gian Pietro Carafa, che nel 1524, dopo pochi
                   anni di permanenza, era fuoriuscito dalle atmosfere ambigue dell’ora-
                   torio per fondare la compagnia dei chierici regolari teatini, un ordine
                   religioso che sotto la sua guida avrebbe sviluppato una precoce voca-
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                   zione  inquisitoriale .  Nelle  sue  vesti  di  riformatore  intransigente,
                   Carafa ribadì più volte la propria distanza dagli aspetti più pratici della
                   cura delle anime, a partire dal sollievo nei confronti dei poveri e degli
                   infermi, fino alla loro gestione sociale ed economica, come dimostra a
                   proposito dell’ospedale degli Incurabili veneziano l’operazione di inda-
                   gine e riorganizzazione dell’istituto e della confraternita a esso colle-
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                   gata .  Una  riforma,  quella  di  Carafa,  che  già  negli  anni  venti  del


                   in M. Firpo, Rethinking “Catholic Reform” and “Counter-Reformation”: What Happened in
                   Early Modern Catholicism. A View from Italy, «Journal of Early Modern History», XX
                   (2016), pp. 293-312 e M. Firpo, Valdesiani e Spirituali. Studi sul Cinquecento religioso ita-
                   liano, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2013, pp. 19-37. Per un ulteriore appro-
                   fondimento  si  rimanda  a  A.  Bamji,  G.H.  Janssen,  M.  Laven  (a  cura  di), The
                   Ashgate Research Companion to the Counter-Reformation, Ashgate, Farnham-Burlington,
                   2013 e al saggio di E. Bonora, Il ritorno della Controriforma e la Vergine del rosario di
                   Guápulo, «Studi Storici», II (2016), pp. 267-295. Per i potenziali sbocchi futuri si veda
                   invece S. Ditchfield, Carlo Borromeo in the construction of Roman Catholicism as a world
                   religion, «Studia Borromaica», XXV (2011), pp. 3-23.
                      4  Cfr. A. Vanni, Dalla riforma delle ordinazioni sacerdotali alle origini dell’Inquisizione
                   romana. La carriera ecclesiastica di Gian Pietro Carafa, in P. Broggio, L. Guarnieri Calò
                   Carducci, M. Merluzzi (a cura di), Europa e America allo specchio, Viella, Roma, 2017,
                   pp. 43-66.
                      5  Cfr. P. Paschini, La beneficenza in Italia e le «Compagnie del Divino Amore» nei primi
                   decenni del Cinquecento, FIUC, Roma, 1925, pp. 101-102, ma cfr. anche p. 76.


                   n.45                           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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