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                   In quella sede, precisavo che, nel 1313, ad Altavalle (località non me-
                glio indentificata nel territorio degli odierni Comuni di Montalbano Eli-
                cona e Basicò), per volontà dei sovrani di Sicilia, Federico III d’Aragona
                (1296-1337)   e  Eleonora ,  veniva  fondato  un  monastero  femminile,
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                sotto il titolo di Santa Chiara e la regola del II Ordine di San Francesco ;
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                che esso non doveva andare confuso con l’omonimo monastero “regio”


                135-142. Spiace, qui, rilevare come la mia pubblicazione sia stata completamente igno-
                rata in un lavoro di Daniela Santoro, di qualche anno successivo, dal titolo: Monarchia
                e fondazioni clariane: due monasteri a Messina (secoli XIII-XIV), in G.T. Colesanti, B. Garí
                y N. Jornet-Benito (a cura di), Clarisas y dominicas. Modelos de implantación, filiación,
                promoción y devoción en la Península Ibérica, Cerdeña, Nápoles y Sicilia, Firenze Univer-
                sity Press, Firenze, 2017, pp. 145-171: 159-165. Tale saggio, peraltro, non brilla certo
                per originalità, atteso che la studiosa palermitana, pur proponendosi di «mettere a fuoco
                – muovendosi tra fonti frammentarie se non talora sospette – le congiunture che porta-
                rono alla fondazione e al radicamento dei due monasteri clariani (scil. Santa Chiara e
                Santa Maria di Basicò) nel panorama urbano messinese», si è limitata a riprendere in
                maniera pedissequa quanto la storiografia erudita seicentesca e, in particolare il gesuita
                Placido Samperi (sulla attendibilità del quale, non si può non accogliere pienamente il
                giudizio a suo tempo espresso dal grande medievista Salvatore Tramontana, v. infra, nt.
                22), hanno riferito.
                   2  S. Fodale, Federico III d’Aragona, re di Sicilia, in Dizionario Biografico degli Italiani,
                vol. 45, Roma 1995, sub voce; C.R. Backman, Declino e caduta della Sicilia medievale.
                Politica, religione ed economia nel regno di Federico III d’Aragona Rex Siciliae (1296-1337),
                ed. ital. a cura di A. Musco, Officina di Studi Medievali, Palermo, 2007.
                   3  A. Kiesewetter, Eleonora d’Angiò, regina di Sicilia, in Dizionario Biografico degli Ita-
                liani, vol. 42, Roma 1993, sub voce.
                   4  La presenza in Sicilia di Raimondo Lullo e, soprattutto, di Arnaldo da Villanova
                ebbe un peso determinante nelle scelte politiche di Federico III. La teologia arnaldiana
                contenuta nell’Allocutio christini – il trattato politico-religioso in cui il sovrano aragonese
                veniva considerato come il «re cristiano eletto da Dio» – influenzò pienamente Federico,
                la sua famiglia e l’intera corte portando alla restaurazione ecclesiastica e alla fondazione
                di nuove chiese, oltre che alla lotta alla diffusa corruzione che serpeggiava in Sicilia a
                livello amministrativo [S. D’Agostino, Federico III d’Aragona, «il re eletto da Dio», in G.
                Pantano (a cura di), Arnaldo da Villanova e la Sicilia. I Convegno Internazionale in me-
                moria di Alessandro Musco (Montalbano Elicona, 7-9 maggio 2015), Officina di Studi
                Medievali, Palermo, 2017, pp. 37-48: 41-48]. L’accoglimento da parte di Federico III del
                pensiero dei due teologi, portò, inoltre, alla diffusione del francescanesimo nell’Isola e
                al coinvolgimento del Regnum nelle diatribe relative alla questione della povertà nell’Or-
                dine – sempre viva già dal momento della scomparsa del Santo di Assisi – e negli scontri
                delle autorità laiche ed ecclesiastiche con Zelanti, Spirituali, Fraticelli e simili [v. F. Ro-
                tolo, I francescani e i re aragonesi in Sicilia, «Miscellanea Francescana», 61 (1961), pp.
                54-59; F. Russo, I Fraticelli in Sicilia nella prima metà del secolo XIV, in Francescanesimo
                e cultura in Sicilia, secc. XIII-XIV. Atti del convegno internazionale di studio nell’ottavo
                centenario di San Francesco d’Assisi (Palermo, 7-12 marzo 1982), Officina di Studi Me-
                dievali, Palermo, 1987, pp. 87-94; G. Todeschini, Gli Spirituali e il Regno di Sicilia agli
                inizi del Trecento, «Archivio Storico Siciliano», sr. IV, 23 (1997), pp. 185-203; D. Cicca-
                relli, Gioachimiti e Spirituali in Sicilia: spigolature in codici dei secoli XIII e XIV, in Arnaldo
                da Villanova e la Sicilia, cit., pp. 25-35]. Possiamo supporre, dunque, che dietro la de-
                cisione dei sovrani di fondare un monastero clariano proprio nel territorio di Montal-
                bano, dove essi con la corte in più occasioni risiedettero, vi sia proprio lo “zampino” del
                medico e teologo catalano, il cui sepolcro, a detta del Fazello, si troverebbe proprio nel
                castello del borgo nebroideo.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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