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682 Giovan Giuseppe Mellusi
Basicò era stata inaugurata anteriormente al 1345 , più di vent’anni
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prima del privilegio concesso a suor Margherita.
In considerazione di ciò, bisogna quindi escludere qualsivoglia con-
nessione tra il nostro monastero e quello di Santa Maria de Pietate,
istituito nella località detta Basicò e di cui, in seguito, non si avranno
più notizie.
Pirri chiude con l’affermazione che, dopo il definitivo trasferimento
a Messina, il monastero fu esentato dalla ordinaria giurisdizione
dell’arcivescovo, per volere di re Ludovico e della di lui madre Elisa-
betta , e che in esso vi aveva professato tal Camiola, moglie (sic) ripu-
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diata di Orlando d’Aragona, figlio naturale di Federico III .
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Tralasciando queste notizie, è certo che, nella prima metà del 1345,
la comunità monastica si era già trasferita definitivamente a Messina,
dove occupava un monastero edificato ex novo e rimaneva per oltre
cinque secoli, fino alle leggi eversive emanate dal nuovo Stato unitario
italiano .
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2. «Per le guerre del Vespro abbandonato»
Dopo questa premessa, è necessario capire cosa poté succedere alle
clarisse di Altavalle a seguito dell’abbandono della primitiva fonda-
zione. Secondo le fonti, sembra che le monache, per la ripresa nel 1312
15 L’apertura del monastero messinese avvenne ad opera di tal suor Grazia, la stessa,
a nostro avviso, citata nella lettera arcivescovile del 1313 edita in appendice al mio
primo saggio e, per comodità, inserita anche in Appendice al presente.
16 C.M. Rugolo, Elisabetta di Carinzia, regina di Sicilia, in Dizionario Biografico degli
Italiani, vol. 42, Roma 1993, sub voce. Secondo la Santoro, la predilezione della regina
madre Elisabetta per il monastero di Santa Maria di Basicò, piuttosto che per quello più
antico di Santa Chiara, sarebbe dovuta alla «ostilità nei confronti di una fazione avversa,
quella catalana, mai amata», affermando, inoltre, che «qui, tra l’altro, fece educare le
figlie» (D. Santoro, Monarchia e fondazioni clariane, cit., p. 165).
17 Questa notizia, prima del Pirri, era già stata riferita dal Buonfiglio in questi ter-
mini: «[…] si trasferirono queste Madri dal primo [sic] monistero di Rometta in quello
ch’oggi è in Messina, regnando Lodovico d’Aragona, figliuolo di Pietro II. in Sicilia, et fù
a 25. di Maggio l’anno 1345; et il monistero eretto con le facoltà della Cameola Buonfiglio
essendosi monicata poi del rifiuto d’Orlando d’Aragona figliuolo naturale del Ré Federigo
Secondo» (G. Buonfiglio Costanzo, Messina città nobilissima, in Venezia MDCVI ed in
Messina MDCCXXXVIII, Nella Regia Stamparia di D. Michele Chiaromonte, ed Amico,
p. 53). Per quanto riguarda l’identità di Orlando e il suo rapporto con Camiola Turinga,
che le cronache locali, non cogliendone l’origine germanica, ritengono appartenesse ai
Bonfiglio di Messina, si legga F. Giunta, Orlando d’Aragona, in Dizionario Biografico degli
Italiani, vol. 3, Roma 1961, sub voce.
18 Sul punto, v. A.C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Einaudi,
Torino, 1955, pp. 247-258; A. Sindoni, L’eversione dell’asse ecclesiastico, in Id., Chiesa
e società in Sicilia e nel Mezzogiorno. Secoli XVII-XX, Edizioni di Historica, Reggio Cala-
bria, 1984, pp. 115-145.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)