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Un nobile di frontiera da Malaga al Lario                        353


                    percettore del tributo sul sale dovuto dalla pieve di Dongo, «mediante
                    il  debito  pretio».  Nel  medesimo  memoriale,  prontamente  inviato  dal
                    marchese del Vasto al Consiglio segreto dello Stato, chiedeva infatti di
                    essere investito della giurisdizione feudale su quella stessa terra di
                    Dongo: già pertinente alla Città di Como – e da questa rivendicato – il
                    borgo  era  stato  acquistato  dai  Grigioni  durante  la  prima  fase  delle
                    Guerre d’Italia, per poi ritornare allo Stato di Milano dopo la Seconda
                    Guerra di Musso (1532), quando fu accorpato assieme a Gravedona e
                    Sorico nel feudo camerale delle Tre Pievi, una unità amministrativa
                    separata situata al confine con le Tre Leghe . Il Consiglio segreto do-
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                    vette esprimersi negativamente, perché l’Avalos non concesse la grazia
                    impetrata dal suo sottoposto, trattandosi di una terra di confine e non
                    essendo autorizzato dall’imperatore ad alienare giurisdizioni. Si trat-
                    tava probabilmente di pretesti: appena sette mesi dopo le Tre Pievi e
                    l’annesso censo del sale furono venduti al potente signore piemontese
                    Giovanni Battista Dell’Isola. Nel gennaio del ’45, non avendo l’impera-
                    tore  confermata  la  vendita,  la  Camera  di  Milano  cedette  le  terre  di
                    Dongo, Gravedona e Sorico a Gian Giacomo Medici marchese di Mari-
                    gnano, quello stesso feudatario che nei primi anni ’20 le aveva sot-
                    tratte alle Tre Leghe .
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                       Sempre nel ’43 il marchese del Vasto si era peraltro detto aperta-
                    mente favorevole all’acquisto da parte del suo ‘buon amico’ – provvisto
                    di denaro grazie alla dote della moglie – di certe terre vendute pochi
                    mesi prima dalla Camera a un non meglio identificato cavaliere di Ti-
                    rano, «sì per esser le dette terre in confine de’ Grisoni, de quali il detto
                    cavaller è subdito, como perchè andara in mani de persona della qual
                    interamente se ne potremo confidar» . Molto probabilmente le terre in
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                    questione erano i feudi camerali di Colico e Isola, erette a contea nel
                    1550 in favore del cavaliere Antonio Maria Quadrio di Tirano .
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                       64  Asmi, Carteggio, cart. 10, il governatore di Como al cardinale Marino Caracciolo,
                    16 marzo 1537.
                       65  Ivi, cart. 47, il marchese del Vasto a Francesco Taverna, 21 dicembre 1543; il
                    governatore di Como a Francesco Taverna, 28 dicembre 1543; cart. 53, il marchese del
                    Vasto a Francesco Taverna, 12 agosto 1544.
                       66  Ivi, cart. 44, il marchese del Vasto a Francesco Taverna, 7 marzo 1543
                       67  E. Casanova, Dizionario feudale delle provincie componenti l’antico stato di Milano
                    all'epoca della cessazione del sistema feudale (Ducato di Milano, Principato di Pavia di
                    qua dal Po, Contado di Como, Contado di Cremona, Contado di Lodi), Stabilimento Giu-
                    seppe Civelli, Firenze, 1904, pp. 36, 99.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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