Page 82 - 1
P. 82
350 Michele Maria Rabà
ordinaria del castello e della città (passata dalle 18 alle 100 unità
dal 1540 alla fine delle Guerre d’Italia ), ad avocare a sé – introdu-
52
cendo una consuetudine che si manterrà a lungo – il comando di
tutte le truppe distaccate nella provincia , e infine a proporre con
53
una certa frequenza l’arruolamento di reparti di soldati ‘stagionali’,
talora forestieri, ma sovente reclutati in loco.
Già alla fine del ’37 il circuito relazionale dell’Arce doveva avere
raggiunto la massa critica necessaria a consentirgli di arruolare
500 fanti in due giorni, di cui 200 provvisti da un capitano di Va-
rese, Cesare Arrigoni: il servizio offerto dal militare fu ben presto
ricompensato attraverso una raccomandazione al governatore ge-
nerale dello Stato per il comando di una compagnia di fanteria .
54
Nel dicembre 1542 – ossia poco dopo la rottura in Italia della tregua
di Nizza tra la Francia e gli Asburgo – Rodrigo assicurava al Gran
Cancelliere Francesco Taverna, «havendosi de far gente per qua», di
potere arruolare «soldati da molte parti a sodisfattione» . Rassicu-
55
razioni ribadite pochi mesi dopo, e ben fondate sulla lealtà di una
vasta clientela locale: «per far la […] compagnia [del presidio] de
soldati pratici et fidati, […] habbi intertenuto alcuni huomini da
bene d’essa terra quali voleano andar in campo per conoscerli io tali
che d’egli me puosso fidar et habbi fatto venir soldati spagnoli et
ittaliani a mia sodisfacione et a sufficientia». Uomini di cui si sotto-
lineava la relazione personale di servizio che li legava al loro pa-
trono, quale garanzia della loro affidabilità, nonché la natura di no-
tabili, in grado dunque a loro volta di arruolare clienti e protetti
ugualmente fedeli perché servissero in armi: «la più parte d’essi sol-
dati servono più per amor mio che per danari che se gli diano […]
et in verità ce suono molti d’essi che non serveriano ad altri con
una paga et mezza il mese, ultra che per l’adherentia lor me po-
trebbi valer in uno mezo giorno de più de 300 fanti» . Alla metà
56
degli anni ’50 – con il decremento dei contributi in uomini e in de-
naro da Napoli e dalla Castiglia inviati dall’imperatore in difesa della
Lombardia – il credito di cui il governatore di Como godeva tra i suoi
lettera del Podestà di Como a Sua Eccellenza de 8 de Agosto 1552; cart. 229, il governa-
tore di Como al duca di Sessa, 27 settembre 1558.
52 Ivi, cart. 36, il governatore di Como a Francesco Taverna, 27 febbraio 1542.
53 P. Anselmi, Il ruolo della “piazza” di Como tra la fine del Cinquecento e la metà del
Seicento: aspetti politici, militari e sociali, «Archivio storico lombardo», CXXVI (2006), pp.
263-317: 269, 296.
54 Asmi, Carteggio, cart. 10, il governatore di Como al cardinale Marino Caracciolo,
30, 31 ottobre 1537.
55 Ivi, cart. 41, il governatore di Como a Francesco Taverna, 12 dicembre 1542.
56 Ivi, cart. 46, il governatore di Como a Francesco Taverna, 27 settembre 1543.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)