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                cui  aveva  assistito  e  chiudere  così,   stanza  nell’ospedale  di  Scandiano,
                definitivamente, i conti con un pas-  dove  si  nascondeva    travestito  da
                sato  emotivamente  pesantissimo,   medico, e Cris divenne suo amico e
                con esperienze personali che lo ave-  tale restò fino a quando, il 3 febbraio
                vano  profondamente  segnato  e  su   1945, venne ucciso assieme ad altri
                cui manteneva sempre riserbo e un   tre giovani partigiani, ricordati come
                alone di mistero.                   “i martiri di Porta Brennone”.
                   Vien fuori il ritratto di un Bufa-  Dalle modalità di questo terribile
                lino sconosciuto, resistente, in sinto-  delitto (i cadaveri abbandonati sulla
                nia con gli amici partigiani, molti dei   neve per giorni) prende il titolo il bel-
                quali, come lui, si trovarono in Emi-  lissimo  saggio  della  Cacciatore.  Lo
                lia dopo l’8 settembre, amici prove-  scrittore,  qualche  giorno  dopo  la
                nienti dalla Sicilia o conosciuti dopo,   strage, scriverà a un amico di essere
                a Reggio, a Scandiano… una storia   «solo,   stanchissimo»   e   ancora:
                molto  interessante  e  toccante  dal   «m’hanno poi ammazzato un povero
                punto  di  vista  umano,  intessuta  di   amico  in  nome  della  Legalità»,  rife-
                rapporti affettuosi e fecondi, di epi-  rendosi proprio a Carabillò, amico fi-
                sodi significativi e qualche momento   dato e compianto, come si evince da
                di gioia, fino al triste epilogo: l’ucci-  molti passi di varie sue opere. E a lui
                sione  di  molti  di  questi  ragazzi  ad   dedicherà,  nella  raccolta  Amaro
                opera  dei  nazifascisti,  all’interno   miele,  un  componimento  dai  toni
                della politica delle stragi contro i ci-  epici  (il  suono  dei  «corni»,  «prode»,
                vili diretta a seminare terrore.    «grandi mani», «passo celeste nel sole
                   Anche  Bufalino  avrebbe  potuto   nudo»)  intitolato  Lapide  per  Pietro
                restarne vittima, in quanto disertore,   Carabillò,  dandogli  volutamente  il
                ma  non  accadde  e  di  ciò  egli  non   nome del martire cristiano crocifisso
                comprese  mai  le  ragioni,  anzi,  in   capovolto,  per  farne  il  simbolo  dei
                molti  passi  di  Diceria  dell’untore,   giovani partigiani lasciati per giorni
                sembra  far  colpa  a  sé  stesso  della   rovesciati  sulla  neve.  Questa  rievo-
                sua sopravvivenza.                  cazione dolorosa, però, è solo l’inizio,
                   E  proprio  qui,  in  tale  contesto   perché la figura di Cristoforo Cara-
                drammatico, tra le altre esperienze,   billò ritornerà in Diceria dell’untore,
                scopriamo l’amicizia tra il castelbuo-  col suo nome e con la sua parlata si-
                nese Cristoforo Carabillò – Turiddu o   ciliana,  nelle  vesti  del  vecchio  cu-
                Lino, come lo chiamavano i familiari   stode della Rocca, il sanatorio della
                e  i  compaesani;  Cris  per  gli  amici   Conca  d’Oro,  in  due  momenti  sa-
                partigiani – e Gesualdo Bufalino, di   lienti:  all’inizio  della  storia  d’amore
                cui esistono indubbie prove, mentre   del  protagonista  con  Marta  (perso-
                sfuggono i particolari relativi alle cir-  naggio  in  cui  rivive  una  ragazza
                costanze  in  cui  nacque.  Poco  im-  amata dallo scrittore e tragicamente
                porta,  anche  se  in  futuro  non  è   perduta  nello  stesso  doloroso  pe-
                escluso  che  gli  studiosi  forniscano   riodo) e in occasione della sua dimis-
                ulteriori utili elementi.           sione,  guarito.  «Acqua  davanti  e
                   “Resistente  prima  della  Resi-  ventu darreri» sono le parole di com-
                stenza”, Turiddu o Lino già alla fine   miato, a cui l’io narrante Bufalino ri-
                del 1943 preparò le sue prime azioni   spose  «Vassa  benedica»,  tipiche
                contro la RSI, ancora prima di ade-  espressioni siciliane in uso ancora a
                rire alla 76ª Brigata SAP, e, probabil-  Castelbuono fino a poco tempo fa. Mi
                mente,  Bufalino  divise  con  lui  la   fermo qui, anche se c’è dell’altro, ma





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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