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656 Alessandra Mita Ferraro
una risorsa economica rilevante nell’economia complessiva dello Stato
di Milano. I loro rendiconti, particolarmente analitici, sono un esempio
della efficiente burocrazia austriaca, ormai collaudata, i cui preparati
funzionari erano tramite fra periferia e centro. Inoltre, in una tale
vicenda, emerge la posizione marginale della Camera di commercio,
che risulta aver giocato un ruolo secondario all’interno di questa
pagina di storia comasca.
Neppure in questa occasione, infine, quando entrarono in gioco inte-
ressi economici importanti, il ceto mercantile riuscì a proporsi come
un gruppo omogeneo e organizzato con un ruolo di primo piano fra i
protagonisti della politica cittadina. I grandi assenti della vicenda sono
i mercanti-produttori, incapaci ancora di dotarsi di una struttura capi-
talistica garante, con una maggiore specializzazione dei prodotti e una
qualità unica, di un ritmo di lavoro continuativo.
In fondo, il nodo della questione è questo. La sericoltura, legata ai
capricci della moda, nel Settecento, prima della nascita di una vera
industria moderna, passava dall’agonia alla vitalità con un ritmo inso-
stenibile: alti e bassi, lavorazione frenetica e inattività, disoccupazione
e ricerca di manodopera. Si manteneva così un difficile equilibrio nel
quale chi faceva la parte del leone era, per Como, il ceto decurionale
che, se da un lato aveva interessi economici corrispondenti a quelli del
mondo produttivo, dall’altro, svolgendo il proprio ruolo nell’organizza-
zione della Milizia, vide ulteriormente riconosciuta la propria distin-
zione cetuale. Sovvenzioni statali, trasferimenti temporanei, premi e la
fiera concessa da Leopoldo furono i palliativi capaci di preservare la
città da episodi analoghi negli anni successivi.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)