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Il tumulto dei tessitori a Como nel 1790 655
sto sentirsi politicamente rappresentati dal ceto mercantile, il dato
peculiare di quella nobiltà di antico regime non solo comasca che si
interessa e capisce di economia quanto basta perché gli altri non si
sentano ancora pronti a destabilizzarli.
Confermato, con l’approvazione di tutti i corpi interessati, il mante-
nimento della Milizia cittadina fino all’arrivo del nuovo contingente
militare 102 , Beccaria si disse non autorizzato ad approvare in via defi-
nitiva «la pianta stabile» della Milizia, che doveva essere valutata dagli
organi militari competenti. La bozza del progetto, come i dettagli della
divisa, furono prontamente stilati dal conte Giovio che, ricalcando lo
schema della Milizia di Milano, articolò la pianta in 14 punti, ribadendo
la superiorità di rango dei nobili e dei patrizi 103 . Nel maggio del 1791 il
progetto della Milizia fu approvato 104 .
Il tumulto dei tessitori non sortì alcuno dei risultati sperati: infatti
non migliorarono le loro condizioni di lavoro né la qualità dei prodotti.
Inoltre, e diversamente dalla valutazione di Vianello, i rivoltosi non pre-
sero ispirazione dalle vicende d’Oltralpe, della quale non vi è traccia
alcuna nelle fonti. L’intera vicenda è semmai un buon esempio di
amministrazione asburgica di antico regime. Da quanto detto emer-
gono da un lato la capacità, lo zelo dell’Intendente, fidato funzionario
governativo ma insieme uomo assennato, che comprese che i tessitori
erano l’ultimo anello debole di un ingranaggio farraginoso che andava
riformato al suo interno, educando e valorizzando al massimo le mae-
stranze specializzate senza inutili anzi sterili imposizioni di forza. Dal-
l’altro mostra la vigile attenzione del governo attraverso i suoi più alti
funzionari, Beccaria e il Plenipotenziario, risoluti nel gestire al meglio
102 Ciò avvenne il 10 dicembre 1790, quando fu comunicato con un espresso all’In-
tendente l’arrivo del nuovo contingente militare al comando del conte Caracci. Con le
truppe «di fresco venute» la Guardia civica cessò di presidiare Porta Torre. L’attenzione
verso il contingente militare si mantenne molto alta. Pellegrini tenne aggiornato il Con-
siglio milanese sulla situazione, fornendo anche dati precisi sugli uomini d’arme; dai
suoi dati risulta che il sistema contava dislocati nelle campagne da 8 a 10 mila uomini.
Oltre al porto d’armi gratuito, agli uomini d’arme era assegnato un premio per la cattura
dei ricercati. Il Corpo fu rinnovato nel 1787 e nel 1790. Decreto del 10 settembre 1787,
in Asmi, Uffici Giudiziari, p.a., c. 108d; decreto dell’8 ottobre 1790: «Istruzioni per li capi
ispettori degli Uomini d’armi stabiliti nelle comunità dello stato di Milano» a stampa in
Asmi, Uffici giudiziari, p.a., 108b e 108d. La stima di Pellegrini Asmi, uffici Giudiziari,
p.a., c. 108d. Tutto è ricostruito da L. ANTONIELLI, Il controllo cit., pp. 9, 12. Asco, Proto-
collo, n. 80, 11 dicembre 1790.
103 In nota: «Non dovrebbero però mai que’ decurioni, che fossero anche impiegati
nella Milizia urbana distaccarsi mai dal corpo decurionale, per non diminuire la decenza
collo scemarne il numero», ibidem.
104 La lettera firmata da Bovara, datata 9 maggio 1791 fu consegnata al portiere
Pedraglio che la consegnò al Magistrato politico camerale. Questi, a sua volta, la recapitò
a Giovio perché la unisse a tutta la documentazione. Asco, Asc, Carte Sciolte, 208, fasc.
3, c. 28.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)