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Il tumulto dei tessitori a Como nel 1790                         651



                Nel frattempo si chiese a Pellegrini, affiancato dal delegato milanese
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             Carlo Bellerio, di stilare una lista dei tessitori disoccupati . Ricordo, infatti,
             che il primo provvedimento preso dal Governo, nei giorni immediatamente
             successivi al tumulto, era stato quello di inviare da Como alcuni tessitori
             a lavorare nelle botteghe milanesi le quali, per la maggiore qualità della
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             lavorazione, erano state meno colpite dalla congiuntura sfavorevole .
                Oltre ai rilievi, da Milano giunsero anche gli elogi per come era stata
             gestita  l’emergenza.  L’11  agosto  il  Consiglio  generale  di  Como,  su
             richiesta del Governo, presentò la «nota di coloro che si sono distinti,
             per la difesa della città e il ristabilimento della pubblica quiete nell’ac-
             caduto tumulto». L’elenco, diviso in classi, militari, decurioni, patrizi,
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             nobili, cittadini e abitanti, riuniva 168 nomi .
                Rimaneva aperto il problema della sicurezza e delle ronde non coor-
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             dinate . Sulla questione delicata si udì ferma la posizione del Plenipo-
             tenziario, che intimò, nel caso in cui fossero state eliminate le ronde,
             come gli era giunta notizia, di ripristinarle al più presto. Si chiedevano,




             tumulto aveva gettato le autorità civili e militari comasche. Rispettivamente protocolli,
             n. 53-54, 58-59, 61 69, 74, 76, 79; 15 e 17, 18, 19, 20, 29 agosto, 6, 9, 17 settembre.
             Purtroppo la documentazione giudiziaria successiva è andata perduta.
                86  Questi, giunto a Como il 6 agosto, constatò la difficoltà di procedere ad «una per-
             lustrazione de’ telai» - anche per la mancata collaborazione con il perito Valentini – e
             decise, di concerto con l’Intendente, di rivolgersi ai parroci. L’elenco, come precisavano
             le disposizioni governative, doveva riunire solo i nomi dei tessitori disoccupati escludendo
             quanti potessero «avere altro mestiere per vivere». Il 12 agosto la lista (divisa per parroc-
             chie della città e dei sobborghi per un totale di 111 tessitori) era completa e fu inviata a
             Milano. Contestualmente Bellerio suggerì, per favorire la ripresa, alcuni sgravi sul dazio
             delle merci comasche. La disoccupazione aumentava di giorno in giorno e fu suggerito
             da Como un particolare riguardo ai tessitori «ammogliati che hanno figli». Il sussidio,
             accordato dal Consiglio di governo all’inizio di settembre, fu di 100 zecchini per gli «ino-
             perosi più poveri del setificio». Rispettivamente, Asco, Protocolli, n. 43, 7 agosto, n. 47,
             12 agosto e nn. 62, 65, 73; 21 26 agosto, 3 settembre; Asco, Polizia 335, fasc. 420.
                87  Asco, Protocollo, n. 40, 5 agosto.
                88  Nell’elenco comparivano i nomi più illustri del decurionato e della nobiltà comasca:
             Porro Carcano, Giovio, Lucini. Fu riconosciuto il valore particolare del marchese Leo-
             poldo Belcredi, responsabile delle Forze di guardia alla Porta Torre (l’ingresso principale
             alla città murata) che aveva subito minacce dai tessitori. Una copia dell’elenco in Asco,
             Asc, c. 208, fasc. 3 e Ivi, Protocollo, n. 48, 11 agosto.
                89  Il 22 agosto fu l’Intendenza di Finanza – che nell’incidente notturno aveva visto
             morire un suo uomo – a chiedere una migliore gestione delle forze di sicurezza perché si
             «prevenga ogni ulteriore disgraziato incubo». Il problema erano sempre le ronde non coor-
             dinate: uscivano «spesso di notte dalla città delle pattuglie di cittadini in ronda per i Bor-
             ghi». Anche Pellegrini si associò alla richiesta e aggiunse che anche i militari dovevano
             tenerlo informato per permettergli di avere un quadro completo della situazione. La rispo-
             sta di Bossi non si fece attendere. Questi ribadì «che la regola militare esigge le ronde»
             chiarendo comunque che era stato allertato da movimenti sospetti di alcuni tessitori sul
             piazzale di Sant’Agostino; aggiunge anche che a parer suo le ronde dovevano essere
             «regolari e prive di arbitraria direzione», per evitare «delle vessazioni e dei disordini». Ivi,
             n. 64, giunto il 22 esibito il 25 agosto e ivi, n. 67, 26 agosto 1790.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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