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           inoltre, maggiori spiegazioni all’Intendente. Pellegrini non aveva alcuna
           intenzione di eliminare le ronde ma, temendo la mancanza di coordi-
           namento, ribadiva l’opportunità di organizzare una guardia militare
           guidata dall’Intendenza o dalla Pretura, non soggetta all’arbitrio dei cit-
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           tadini, di qualunque estrazione essi fossero . Comunque, nonostante
           gli sforzi congiunti e le rassicurazioni dell’Intendente, la situazione
           generale rimaneva molto tesa, in città come in provincia, e il numero
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           dei disoccupati non accennava a diminuire .

           Beccaria ancora a Como per la soluzione dei conflitti

              All’inizio di settembre la situazione era immutata, soprattutto per le
           frizioni  ormai  reiterate  fra  tutti  i  corpi  impegnati  nella  difesa  e  nella
           gestione della sicurezza della città e del contado. Il Governo, a distanza di
           45 giorni dall’apice della protesta, incaricò ancora Beccaria di recarsi a
           Como per appianare i ripetuti contrasti. L’incarico esulava dai compiti del
           Marchese, che già dalla fine del 1789 era stato trasferito dal III al II Dipar-
           timento del Consiglio di governo cui competevano sanità, polizia, codice
           politico e questioni giurisdizionali. Nondimeno, pur non occupandosi più
           di manifatture e commerci, il Marchese fu individuato dal governo come
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           la persona più qualificata per risolvere la difficile situazione .
              Tutto ruotava intorno alle mancate informazioni sulla situazione
           militare  fornite  all’Intendente  e  all’estemporaneità  delle  decisioni.
           Anche in questo caso Beccaria consultò tutti gli interessati: l’Inten-
           dente, il maggiore Bossi e i due delegati del Consiglio generale della
           città, il decurione conte Andrea Lucini Passalacqua e Giorgio Porro
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           Carcano . E fu persuaso dalle argomentazioni di Bossi che si era detto
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           favorevole al mantenimento della Milizia urbana : il suo numero (erano
              90  Ivi, n. 72, 2 settembre 1790.
              91  Beccaria in una consulta del 17 settembre riferì di alcuni assalti a diligenze di viandanti
           succeduti «nelle vicinanze di Como». Solo dopo il raccolto del 1791 la situazione del setificio
           comasco migliorò. I 600 telai in attività nel mese di settembre del 1790 salirono l’anno suc-
           cessivo a 751 nel febbraio e a 905 in novembre. C. Beccaria, Opere cit., XII, p. 538.
              92  L’incarico di Beccaria fu deciso dal Consiglio il 7 settembre ma il Marchese ricevette
           la comunicazione il 10 e partì da Milano l’11. Rientrò la mattina del 13, il 14 chiese alla
           Camera dei conti il rimborso della missione. Ivi, p. 530. La relazione della missione, pre-
           sentata il 17 settembre, ivi, pp. 531-540.
              93  Ivi, p. 534.
              94  Ibidem. Sulle Milizie urbane si vedano il volume collettaneo, Criminalità e società
           in età moderna, Milano, Giuffrè, 1991; L. Antonielli, Polizie di città e di campagna in
           nativo regime: il caso dello Stato di Milano a metà Settecento, in L. Antonielli (a cura di),
           Polizia, ordine pubblico e crimine tra città e campagna: un confronto comparativo, Rub-
           bettino, Soveria Mannelli, 2010, pp. 17-46 e il volume ricco anche di un apparato
           bibliografico, E. Pagano, «Questa turba infame a comuni danno unita». Delinquenti, mar-
           ginali, magistrati nel Mantovano asburgico (1750-1800), FrancoAngeli, Milano, 2014.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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