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Resistenza, adesione e frode fiscale nell’Europa della prima età moderna 553
di politica finanziaria attuate dai gruppi dirigenti, nonché i limiti det-
tati dal sistema economico e istituzionale .
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In tale vivacità d’interessi e di prospettive il tema della fiscalità vista
dalla parte dei contribuenti ha forse ricevuto meno attenzione di
quanto meriti. Questo contributo si propone di offrire qualche spunto
per individuare eventuali regolarità nei comportamenti dei contri-
buenti in un arco cronologico che va dal Basso Medioevo e giunge al
Seicento, e in un’area che tocca l’Europa occidentale, in particolare
l’Italia, la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra. Naturalmente i limiti di que-
sta proposta sono molteplici: anzitutto l’approccio è più tassonomico
che comparativo, poiché una tale indagine avrebbe necessariamente
richiesto un approfondimento dei casi e nello stesso tempo un amplia-
mento delle problematiche. In secondo luogo, il lungo arco di tempo
considerato, se da un lato permette di cogliere alcune analogie in al-
cuni comportamenti nello stesso tempo inevitabilmente offusca le spe-
cificità dei casi citati.
La prima parte di questo articolo si occupa del problema dell’accer-
tamento della ricchezza imponibile e dei metodi che i contribuenti im-
piegavano per occultare una parte del loro patrimonio e dei loro red-
diti. Al di là della contrapposizione prelievo diretto o indiretto (il primo
non è sempre è comunque più equo del secondo), il punto cruciale
risiede nelle scelte politiche dei ceti dirigenti e nella loro effettiva ca-
pacità e volontà di colpire la ricchezza dei contribuenti. La seconda
parte affronta la questione delle scelte che i contribuenti attuavano di
fronte alla domanda fiscale. La sensazione è che questi, una volta as-
sicurata la legittimità dell’imposta , si comportassero con una notevole
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adesione al dovere fiscale. Ciò non significa tuttavia che la quota del
denaro raccolto fosse sempre adeguata e che giungesse sollecitamente
nelle mani degli esattori. La terza sezione esamina questo aspetto
sfruttando in particolare una serie di dati per determinare i tempi di
riscossione in alcuni casi. Solitamente le tesorerie dovevano attendere
ben oltre i limiti previsti dai decreti impositivi, ma in periodi di gravi
3 Come hanno fatto per esempio, R. Hopcroft, Maintaining the Balance of Power:
Taxation and Democracy in England and France, 1340-1688, «Sociological Perspectives»,
42 (1999), pp. 69-95; e, con ben altra profondità, W. Fritschy, Public Finance of the Dutch
Republic in Comparative Perspective. The Viability of an Early Modern Federal State
(1570s-1795), Brill, Leiden, 2017, che ha confrontato le Province Unite, la Repubblica
di Venezia e l’Impero ottomano.
4 Sul problema della legittimità impositiva, che non è affrontato in questa sede, mi
limito a rinviare a due lavori: V. Lavenia, Debito, restituzione e fiscalità dalla città agli
imperi: teologi e tasse nella prima età moderna, «Quaderni storici», n. s., 49 (2014), pp.
835-869; L. Pezzolo, Tassare e pagare le tasse tra Medioevo e prima età moderna, in C.
Azzara e altri (a cura di), «Historiae». Scritti per Gherardo Ortalli, Edizioni Ca’ Foscari,
Venezia, 2013, pp. 237-251.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)