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                generale e uomo politico che ben conosce le strutture di assistenza
                italiane, dà vita a un ospedale militare a Malines, nelle Fiandre. Anche
                per i territori d’oltremare, nelle Ordenanzas dettate in merito da Fi-
                lippo II nel 1573, si prescrive che le nascenti città vengano dotate di
                edifici per la cura dei malati non contagiosi.
                   Nell’ultimo ventennio di regno di Filippo II si nota, quindi, una par-
                ticolare attenzione per le istituzioni assistenziali, quasi siano manife-
                stazioni concrete della benignità del sovrano e della sua capacità di
                provvedere  alle  necessità  dei  sudditi.  In  particolare,  nell’Italia  spa-
                gnola sorge una serie di ospedali, conservatori, collegi rivolti alla cura
                di quanti, sudditi del re cattolico e quindi appartenenti alla natione
                detta degli “spagnoli”, al di là del luogo effettivo di provenienza – sia la
                Castiglia o l’Aragona, la Franca Contea o le Fiandre o, addirittura, le
                lontane lande americane – si trovino in un qualche stato di necessità
                lontano dalla terra natia. Specularmente, a Madrid sorge un ospedale
                riservato alla natione degli “italiani”, che non sono solo i siciliani, i
                napoletani e i milanesi, ma anche – in virtù dei privilegiati rapporti,
                formali e informali – quanti arrivano dalla Repubblica di Genova, dal
                Granducato di Toscana e dallo Stato della Chiesa.
                   Proprio a queste istituzioni e alle politiche che hanno dato loro ori-
                gine è dedicato il volume di Elisa Novi Chavarria, Accogliere e curare.
                Ospedali  e  culture  delle  nazioni  nella  Monarchia  ispanica  (secc.  XVI-
                XVII), Viella, Roma, 2020, pp. 210, che prende in esame non solo le
                esperienze più strutturate, ma anche quelle marginali, tentando di co-
                struire una mappa dell’assistenza ai più diversi bisogni nell’Italia spa-
                gnola, fra il XVI e del XVII secolo.
                   A promuovere questa vera e propria “ondata fondativa”, che deflui-
                sce poi nel corso della prima metà del Seicento, senza però fermarsi
                totalmente fino al Settecento, è, nella seconda metà del Cinquecento,
                un gruppo di figure politicamente significative: Juan de Zúñiga y Re-
                quesens, principe di Pietraperzia, è il grande protagonista; comprimari
                sono Cristóbal de Moura, Juan de Idiáquez, Juan de Silva, conte di
                Portalegre; Enrique de Guzmán, conte di Olivares; Gómez Dávila, mar-
                chese di Velada, Sancho de Guevara y Padilla. Si tratta di personaggi
                dalle brillanti carriere, che in gran parte, in gioventù, hanno condiviso
                un’esperienza formativa frequentando l’Academia literaria presieduta
                da Fernando Álvarez de Toledo, III duca d’Alba. Dalle discussioni ma-
                turate in tale sede è probabile che abbiano tratto una peculiare visione
                della Monarchia, mantenutasi, dopo molteplici esperienze lontano da
                Madrid,  al  servizio  del  re  cattolico,  fino  agli  anni  Ottanta  del




                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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