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                nella provincia con compiti molto precisi. L’analisi comparata di di-
                versi forti terremoti verificatisi nell’arco di quasi un secolo fa emergere
                la graduale stabilizzazione della pratica d’inviare nelle aree colpite uf-
                ficiali o magistrati (in genere giudici dei supremi tribunali del Regno)
                con ampi poteri, incaricati non solo di raccogliere o verificare le infor-
                mazioni sui danni e le vittime, ma anche di coordinare i rifornimenti
                alimentari, di prevenire la diffusione di epidemie, di avviare la rico-
                struzione di edifici e infrastrutture pubblici, specie quelli di natura
                militare.
                   Attraverso  uno  studio  ad  ampio  spettro  di  diverse  calamità,  che
                spaziano dall’area mediterranea a quella andina, passando per le Fi-
                lippine, il contributo di Gennaro Varriale mette in rilievo, tra l’altro, la
                lenta  definizione  di  alcune  procedure  sempre  più  comuni  nella  ge-
                stione dell’emergenza all’interno dei diversi territori della Monarquía
                tra XVI e XVII secolo. In questo caso, al centro dell’attenzione è essen-
                zialmente l’informazione raccolta e maneggiata dalle istituzioni locali
                e centrali, dalle audiencias e dai cabildos fino ai Consejos che affian-
                cavano i re Cattolici nella presa di decisioni. La tendenza alla fissa-
                zione di procedure informative dotate di qualche uniformità si scon-
                trava però con i problemi determinati dalla distanza tra i territori di
                volta in volta interessati e la corte, distanza che determinava un ri-
                tardo e un’asimmetria nelle informazioni tali da offrire a governatori,
                magistrati e ufficiali locali, costretti a fronteggiare situazioni imprevi-
                ste e a prendere decisioni ad horas, la possibilità di estendere i propri
                poteri oltre i limiti consueti.
                   I tentativi di uniformare almeno in parte le pratiche di raccolta delle
                informazioni e di presa delle decisioni nell’ambito di una compagine
                imperiale  dalla  proiezione  globale  si  intrecciavano  con  il  problema
                della messa a punto di politiche di risposta basate sull’esperienza e
                sulla  memoria  di  eventi  passati,  un  aspetto  sempre  più  al  centro
                dell’attenzione di quanti si occupano di calamità, del presente come
                del passato . Il saggio di María Eugenia Petit-Breuilh Sepúlveda, a
                           13
                partire dalla ricostruzione degli effetti del terremoto e del conseguente
                maremoto del 1° novembre 1755 (più noto come terremoto di Lisbona)
                su città e villaggi del Golfo di Cadice, mette in luce l’importanza della
                memoria di passate catastrofi per la definizione e la diffusione di com-
                portamenti e di pratiche di risposta ai rischi legati a fenomeni naturali:
                l’autrice mostra che la conoscenza di tsunami verificatisi nei possedi-
                menti spagnoli d’oltreoceano nella prima metà del XVIII secolo risultò



                   13  B. van Bavel, D. Curtis, J. Dijkman, M. Hannaford, M. De Keyzer, E. Van Onacker,
                T. Soens, Disasters and History. The Vulnerability and Resilience of Past Societies, Cam-
                bridge University Press, Cambridge, 2020, pp. 110-113.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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