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                   Resta tuttavia da superare, ad avviso degli autori, la divaricazione
                ancora prevalente negli studi storici tra approcci diversi: culturale, so-
                cio-istituzionale, ambientale o ecologico, etc. Poiché i disastri non sono
                eventi puramente naturali, bensì processi innescati dall’impatto di un
                agente fisico su una certa società, vanno analizzati in primo luogo i
                fattori sociali e culturali che determinano la vulnerabilità e l’esposi-
                zione di quest’ultima ai rischi, e insieme quelli che ne determinano la
                capacità di rispondere e di ristabilirsi. I saggi qui raccolti convergono
                su alcuni importanti obiettivi, primo tra tutti quello di superare la di-
                varicazione appena menzionata tra differenti approcci. Gli autori con-
                dividono la convinzione che una più serrata e sistematica integrazione
                tra  prospettive  diverse,  e  tra  discipline  diverse,  possa  consentire  di
                comprendere i processi decisionali e le relazioni tra gruppi umani e
                ambiente alla luce dei condizionamenti culturali, delle conoscenze di-
                sponibili, del funzionamento delle reti d’informazione, e dunque per-
                metta di vedere in che modo le esperienze pregresse, i valori, le cre-
                denze abbiano influenzato le risposte dei gruppi umani alle minacce
                dell’ambiente naturale.
                   Partendo dall’analisi dell’informazione sollecitata, raccolta, rielabo-
                rata e diffusa dalle istituzioni – locali e centrali, secolari e religiose – i
                saggi analizzano alcuni aspetti del funzionamento di quelle stesse isti-
                tuzioni in tempo di crisi: non solo servendosi dei contenuti informativi
                dei resoconti redatti dai contemporanei, ma soprattutto analizzando i
                modi in cui l’informazione era accumulata, manipolata e trasmessa,
                essi mirano ad approfondire alcuni aspetti della logica del funziona-
                mento delle istituzioni. Se l’acquisizione di conoscenze è essa stessa
                parte integrante delle funzioni di governo, il modo in cui questa acqui-
                sizione procede non è ininfluente sui processi decisionali. Nell’ultimo
                decennio, la proposta interpretativa di Arndt Brendecke ha profonda-
                mente rinnovato i termini del dibattito sui nessi tra produzione del
                sapere ed esercizio del potere all’interno della Monarchia ispanica –
                ma la proposta potrebbe applicarsi anche ad altri contesti imperiali –
                e ha indotto a guardare con maggiore attenzione alle concrete condi-
                zioni di creazione e di ricezione del sapere, a scorgere il ruolo degli
                attori locali nella produzione di informazioni, a pesare l’influenza di
                esperti, consiglieri, mediatori nella loro trasmissione, a valutare la ca-
                pacità performativa delle conoscenze accumulate .
                                                                12
                   Alla  luce  di  queste  considerazioni  assume  una  crescente  impor-
                tanza  lo  studio  delle  interazioni  tra  ambiti  della  comunicazione  di-
                stinti, in linea di principio, ma tra i quali abitualmente si verificavano


                   12  A. Brendecke, Imperio e información. Funciones del saber en el dominio colonial
                español, Iberoamericana-Vervuert, Madrid – Frankfurt, 2012.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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