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Calamità ambientali e risposte politiche nella monarchia ispanica 67
che nella prima età moderna l’intervento delle istituzioni centrali,
nell’immediato, si sarebbe limitato per lo più all’istituzione di cordoni
sanitari per arginare la diffusione di epidemie e per garantire i riforni-
menti alimentari – dunque all’applicazione quasi meccanica, anche in
caso di calamità ambientali, delle medesime procedure previste in caso
di peste e di carestia; nel medio periodo, esso si sarebbe esaurito nella
concessione di sgravi fiscali e, solo in alcuni Stati, nell’erogazione di
prestiti a tassi vantaggiosi, allo scopo di sostenere i sopravvissuti nello
sforzo della ricostruzione e di arginare l’esodo dalle città e dai borghi
più danneggiati .
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In effetti, l’origine stessa della maggior parte delle fonti di cui di-
sponiamo per studiare le calamità ambientali nella prima età mo-
derna può in parte spiegare questi giudizi. Mentre le cronache citta-
dine, gli avvisi manoscritti, le relazioni a stampa privilegiavano ciò
che accadeva sulla scena urbana e indugiavano soprattutto sulle rea-
zioni a caldo delle popolazioni frastornate e atterrite, sui danni agli
edifici simbolicamente più importanti e sulle vittime più illustri; le
informazioni più dettagliate su danni e vittime anche nei centri mi-
nori, sulle reazioni e le risposte nel medio periodo sono ricavabili so-
prattutto dalle fonti di natura fiscale. Se si restringe lo sguardo ai
territori della Monarchia ispanica si rileva che una delle principali,
costanti ragioni dell’attenzione delle autorità centrali per le comunità
colpite risiedeva nei tributi: per poter verificare la legittimità di sgravi
ed esenzioni che i contribuenti solitamente richiedevano, era neces-
sario verificare la reale entità dei danni e dei decessi e, col passare
del tempo, vigilare sulla capacità delle comunità di riprendersi e di
tornare a versare quanto dovuto al regio erario. Perciò anche il modo
in cui le istituzioni centrali procedevano alla raccolta delle informa-
zioni nei diversi territori in larga misura rifletteva un rapporto fon-
dato essenzialmente sul vincolo fiscale.
Eppure questa inoppugnabile constatazione non è prova di una ta-
cita divisione dei compiti tra istituzioni e corpi diversi. Non implica,
cioè, che la presa in carico delle vittime, la gestione dell’emergenza e
la ricostruzione ricadessero essenzialmente sulle istituzioni e sulle
forze sociali locali, e particolarmente su quelle ecclesiastiche. Al con-
trario, come suggeriscono le pagine di Botero, correre in soccorso delle
popolazioni colpite e alleviarne le pene consentiva di guadagnarne «gli
6 Cfr. ad es. E. Guidoboni, Les conséquences des tremblements de terre sur les villes
en Italie, in M. Körner (ed.), Stadtzerstörung und Wiederaufbau, 3 voll., Paul Haupt,
Bern, 1999-2000, vol. I, pp. 43-66; E. Guidoboni, G. Ferrari, The effects of the earth-
quakes on historical cities: the peculiarity of the italian case, «Annali di Geofisica», 43, n.
4 (2000), pp. 667-686; G. Quenet, Les tremblements de terre aux XVII e et XVIII e siècles.
La naissance d’un risque, Champ Vallon, Seyssel, 2005, p. 263.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)