Page 11 - pdf intero 52
P. 11
Venezia e la globalizzazione (secoli XVII-XVIII) 275
restare agganciata ai mercati asiatici, seppure limitati alle propaggini
indiane), con qualche sempre più timida avventura nell’Atlantico.
Molto probabilmente l’aver rinunciato o a risultare esclusa (a diffe-
renza della sua tradizionale rivale, Genova) da quel che apparve
all’epoca il baricentro dell’economia moderna, vale a dire l’Atlantico
(portatore di nuovi prodotti alimentari ma soprattutto di oro e argento,
base monetaria della quale gli operatori commerciali veneziani ebbero
sempre modo di denunciarne la penuria), la costrinse a perseguire
un’economia, inevitabilmente di corto respiro, incentrata nel puro
scambio di prodotti.
Non è necessario qui ritornare su una problematica che ha voluto,
da Fernand Braudel in poi, sottolineare la vitalità del Mediterraneo,
area di scambio e di intrecci mercantili tutti da dipanare, nonostante
l’indubbia espansione dell’Atlantico, ed ora il sempre più studiato
Oceano Pacifico (in tutte le sue complesse articolazioni, molto più nu-
merose di quelle che concernono lo stesso Atlantico nonché il Mediter-
raneo). Il fatto è che in quest’ultimo continuarono a convergere gli in-
teressi non solo della Repubblica ma anche di quel mondo europeo e
in particolar modo di quello tedesco il quale non avrebbe cessato di
trovare nel porto veneziano, oltre che nello scalo triestino, uno sbocco
importante per le proprie merci. A Venezia sarebbero giunti inoltre
dall’Oriente più che le tradizionali spezie tutta una serie di prodotti
(diamanti, cotone, seta greggia e lavorata, pellame, zucchero, caffè, tè,
rabarbaro) che caratterizzarono gli scambi con l’Asia e che continua-
rono a percorrere, almeno sino al fatidico 1797, le tradizionali vie ter-
restri, solo in parte superate dai traffici di carattere marittimo.
Vitalità del Mare Mediterraneo significò anche, a partire dal XVI se-
colo, competizione navale e spinte espansive dei nuovi venuti, non
sempre bene accetti, scriveva Braudel. Forse i più pericolosi sarebbero
stati gli Olandesi, in grado di porre problemi ai Veneziani non solo nel
settore marittimo bensì nel settore propriamente industriale, dalla
light drapery alla biacca, dallo zucchero alla carta . Ma a questi si sa-
5
rebbero aggiunti i Francesi, formidabili competitori nei mercati medio-
rientali, forse nel lungo periodo più degli stessi Olandesi e Inglesi. Ma
quello che avrebbe alla fine scompigliato tutte le carte si sarebbe rive-
lato a far data dal XVIII secolo l’Impero russo, diretto competitore in
questo gioco complesso dell’Impero ottomano. Di fronte a entrambi si
affacciavano altre entità regionali di non trascurabile peso quali il Re-
gno di Napoli (la prima flotta nel Mediterraneo, dopo quella francese)
e la Toscana medicea, i quali stati si presentavano in questo appunta-
mento storico nella duplice veste di diretti avversari della Repubblica
5 P. De Zwart and J.L. van Zanden The Origins of Globalization cit., pp.14 e 18.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)