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534 Luigi Robuschi
tra gli appartenenti al tessuto commerciale e finanziario maltese di fine
‘600, si può solo congetturare l’esistenza di una “lobby” finanziaria-
mente solida e in grado di intervenire sia sul piano commerciale sia su
quello della speculazione assicurativa, confermando, ancora una volta,
la difficilissima posizione in cui doveva trovarsi il ricevitore, obbligato
contemporaneamente a soddisfare le necessità dell’Ordine e a salva-
guardarlo da capitani, patroni e assicuratori senza scrupoli.
Ma quali merci venivano importate a Malta da Venezia? Ed erano
davvero prodotte a Venezia o in Terraferma, oppure la Serenissima e il
suo entroterra rappresentavano solo uno snodo all’interno di linee
commerciali ben più estese? E, infine, a parte i Procuratori del Tesoro,
compaiono altri interlocutori? E, se sì, quali? L’incrocio delle diverse
fonti presenti nell’archivio dell’Ordine a Venezia, in particolare le
polizze assicurative, con altri documenti d’archivio, ci consente di com-
porre un quadro assai variegato e di grande interesse. L’esame dei cari-
chi ha fatto emergere un ricco campionario di ben 102 articoli, molti
dei quali ricorrono in più spedizioni, mentre altri invece sono molto più
rari. Purtroppo non sempre le polizze forniscono l’esatto quantitativo
della merce caricata, rendendo impossibile definire il complessivo spe-
dito nel corso degli anni presi in considerazione.
Dalla tipologia delle merci inviate (tav. 9) si ha la conferma che, con-
siderate le esigenze alimentari e le necessità di materie prime per la can-
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tieristica, le forniture più cospicue riguardassero frumento e legname .
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Migliaia di bordonali , morali , mezzi morali, scaloni , tavole 48 parti-
44 «À la fin du XVI siècle, le port de Venise apparaît très présent dans les importations
e
maltaises en bois de construction de navires et en métaux divers, bruts ou transformés»
(A. Brogini, Malte, frontière de Chrétienté cit., p. 354).
45 La «Marina da guerra richiede il taglio di abeti atti a fornire legname destinato ad
altre parti della nave (squarati, scaloni, bordonali, chiavi, rulli, taglie) e, in Cansiglio, di
faggi per i remi» (A. Lazzarini, Boschi e politiche forestali. Venezia e Veneto tra Sette e Otto-
cento, FrancoAngeli, Milano 2009, p. 41). Il “bordonal” era una «grossa trave, trave mae-
stra, di larice o abete, impiegata nell’edilizia in genere, comprese le fondazioni e i ponti
di legno, nelle grandi armature, nella costruzione di cavafango, come anche per l’ap-
prontamento delle rampe per il varo delle galee. Se ne registrano lunghezze dai 5 ai 9
passi (m. 8,7-15,65)» (E. Concina, Pietre, Parole, Storia. Glossario della costruzione nelle
fonti veneziane (secoli XV-XVIII), Marsilio, Venezia 1988, pp. 47-48).
46 Il morale, “moral” o “mural” era un «travicello, generalmente di abete e larice, a
sezione quadrata, impiegato variamente nella costruzione, in prevalenza nell’orditura
secondaria del tetto [...]. Tutti i morali, comunque, misuravano in lunghezza circa piedi
12 (m. 4,17) e in sezione once 3 circa (cm. 8, 67) […]. Il termine appartiene anche alla
costruzione navale» (ivi, pp. 99-100).
47 Come il bordonale, anche lo scalone è un fusto squadrato lungo da 30 a 40 piedi
(dai 10 ai 14 metri) e grosso in genere 10-12 once (29-35 cm) (ivi, p. 132).
48 Tavola o asse, di solito di abete o larice, era lunga piedi 12 (m. 4, 17) e larga da 8
a 18 once (da cm. 23,12 a cm. 52,02) con uno spessore di mezza oncia (cm. 1,45) (ivi,
pp. 143-144).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)