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536 Luigi Robuschi
parte delle note spese è purtroppo assai parca d’informazioni. Al mas-
simo viene specificata la tipologia (larice, pino o faggio). Tuttavia, in
alcune fortunate occasioni, lo zelo del compilatore permette di acquisire
dati rilevanti. Per esempio, il 23 maggio 1665, il sensale Antonio Botti-
glier fornì una nota scrupolosissima, nella quale accluse il pagamento
di un carico acquistato da «Giannetto Maccarini e Pietro Campelli, mer-
canti di legname di questa città di Venezia», che comprendeva alcuni
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morali di «larice del Brenta» e altri di «larice cadorino» . Nel caso, poi, si
trattasse di materiale destinato alla flotta da guerra, il ricevitore si pre-
murava che la fornitura fosse di primissima qualità anche affidandosi
alla consulenza delle qualificate maestranze dell’Arsenale. Nel maggio
del 1686, infatti, venne presentata una nota delle spese sostenute da
«Iseppo Mustacchin, remer dell’Arsenale, per sua provisione et spese
nell’assister, nelli boschi di Salzan e Tolmezzo, alla facitura o sia taglio
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di 600 remi di galera, per servitio della Sacra Religione Gerosolimitana» .
Anche se non tutte le forniture di legname provenivano dal territorio
veneto – è stato rinvenuto un passaporto per il passaggio di un carico
proveniente dal Monferrato e diretto a Venezia per essere caricato alla
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volta di Malta – queste testimonianze, corroborate da altre simili , per-
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mettono di stabilire che la provenienza fosse in buona parte locale.
Altrettanto può dirsi delle forniture di cereali, che andavano a inte-
grare la quota di generi alimentari, in particolare vino e frumento, pro-
dotta dalle commende. Impossibile, pertanto, poter calcolare quale
percentuale dei carichi fosse veneziana e quale giovannita visto che,
comunque, provenivano tutti dalla Terraferma. Oltre a questi beni di
primaria necessità, venivano inviati a Malta importanti quantitativi di
cera bianca in formelle, panni (molto richiesti quelli provenienti da
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Padova), carta e chiodi canali . Vi era inoltre una continua richiesta
ticolare interesse risulta il riferimento contenuto nell’Hypnerotomachia Poliphili, dove si dice
che «Subito, senza esitazione, mi rispose benevola: “Uno dei rami è di abete e l’altro di larice.
La natura di questi legni consiste nel fatto che uno è difficile da bruciare e l’altro non si
piega al peso, anche se ridotto in asse o in trave”» (F. Colonna, Hypnerotomachia Poliphili,
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a cura di M. Ariani e M. Gabriele, II, Adelphi, Milano 2006 , p. 153).
50 Asmomve, DCCLXXV, Atti del Capitolo (1659-1677), VI, cc. 44r-46r.
51 Asmomve, DCCLXXVI, Atti del Capitolo (1669-1686), VI, cc. 172r-183r.
52 Venne presentata in Cancelleria granpriorale una lettera ducale scritta dal segre-
tario del Senato Francesco Bianchi e datata 22 dicembre 1651, contenente un passa-
porto per 1.000 tavole di olmi e 50 legni ugualmente di olmo provenienti dal Monferrato
e dirette a Venezia, da dove poi dovevano essere caricati su un vascello diretto a Malta.
(Asmomve, DCCLXXV Atti del Capitolo (1659-1677), VI, c. 88r).
53 Nel febbraio del 1679, il ricevitore fra Costanzo Operti delegava Valentino Massari a
«portarsi in diversi luoghi del Serenissimo dominio veneto a provveder legnami per servitio
della nostra Religione» (Asmomve, DCCLXXVI, Atti del Capitolo (1669-1686), VI, c. 77v).
54 Erano lunghi da cm. 5,78 a cm. 8,67 e spessi cm. 0,36 (E. Concina, Pietre, Parole,
Storia cit., p. 60).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)