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                                                                                 r
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                                                                          nni
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                sigaretta in mano, seduto davanti ad una scrivania sulla quale erano
                stratificati in un apparente disordine libri, corrispondenze, fogli di ap-
                punti e documenti. Sogguardandomi da sopra gli occhiali e fissando
                la punta accesa della sigaretta mi affida il primo incarico: stesura di
                una relazione sulla consistenza di un archivio di un ente locale. Ri-
                torno con una lunga e articolata stesura alla quale Trasselli dà una
                sbirciata e poi mi straccia spiegandomi che la mia scrittura era illeg-
                gibile e che da quel momento avrebbe letto solo relazioni dattiloscritte;
                alle  mie  rimostranze  che  non  sapevo  dattiloscrivere  rispose  fredda-
                mente: impara. Da quell’incontro - scontro è iniziata la mia avventura
                intellettuale  di  studioso.  Ricordare  Trasselli,  al  momento  della  sua
                scomparsa, per me è dare la testimonianza del fondamentale ruolo che
                ha avuto nella costruzione del mio patrimonio culturale e della strut-
                tura professionale di ricercatore.
                   Il suo approccio era quello tipico del percorso formativo di un ap-
                prendista nella bottega di un “mastro”: riordino di fondi e trascrizione
                di documenti la mattina, nel pomeriggio incontri con amici, studiosi e
                appassionati ricercatori che facevano altri mestieri ma che venivano
                trascinato nel turbinio della passione per la ricerca. Il suo studio in
                via De Spuches, meravigliosamente disordinato e con pile di libri ac-
                catastate  sul  pavimento  e  con  carpette  dove  venivano  conservati  i
                quinterni di fogli protocolli dove schedava i fondi archivistici nei quali
                effettuava ricerche. Quando gli raccomandavo l’uso delle schedine di
                cartoncino per annotare i suoi regesti mi rispondeva che voleva avere
                tra le mani un solido fascicolo con un indice puntuale e non le schede
                di cartoncino che si perdevano e, soprattutto, si dovevano riordinare
                dopo l’utilizzo.
                   Il suo studio era un vero e proprio laboratorio di ricerca nel quale
                si discute ma, soprattutto, si sperimentano nuove linee di ricerca. Ne
                ricordo una in particolare che ebbe notevole fortuna e aprì una nuova
                linea di ricerca: la creazione del Gram, un notiziario ciclostilato nel
                quale dare conto dell’attività del Gruppo per ricerche di Archeologia
                Medievale costituito sotto la guida di Trasselli da Franco D’Angelo, Ca-
                millo Filangeri, Gerolamo Naselli, Benedetto Rocco. Siamo nel novem-
                bre del 1970 e Trasselli nel suo studio di via De Spuches, con indosso
                un vecchio cappotto e con mezzi guanti di lana per proteggersi  dal
                freddo, scrive una lettera indirizzata al Soprintendente Vincenzo Tusa
                nella quale sintetizza gli obiettivi che si prefiggeva:

                   Non ci proponiamo scavi per i quali non abbiamo i mezzi, ma soltanto ri-
                cognizioni di superficie per l’identificazione di monumenti singoli, centri abi-
                tati  e  simili  appartenenti  al  periodo  che  va  presso  a  poco  dalla  decadenza
                dell’Impero Romano all’epoca moderna. Intendiamo cioè effettuare ricerche le
                quali consentono di avere un’idea della geografia umana in quei secoli … Le




                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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