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346 Michele Maria Rabà
centro milanese, in una formula che mantenesse alto il consenso tra
gli amministrati. Senza contare il fatto che la vicinanza al confine el-
vetico e grigione attribuiva al governatore un ruolo diplomatico, ossia
di mediatore tra gli interessi dei sudditi, la politica regionale del centro
milanese, quella globale asburgica e le istanze dei potentati vicini e di
quei sudditi stranieri che nel Comasco possedevano beni e coltivavano
interessi di natura economica e politica, e viceversa . Ruolo peraltro
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sovrapponibile a quello ricoperto sul piano spirituale dal vescovo lo-
cale, che in un caso, quello di Giovanni Antonio Volpi (1559-1588), fu
nominato anche nunzio presso la Confederazione elvetica e le Tre Le-
ghe (1560-1563, 1565-1579), e dotato di cospicui fondi, di poteri giu-
risdizionali e delle ampie facoltà – inclusa quella di concedere l’ambito
titolo di conte palatino, il titolo di dottore in utroque iure e quello di
maestro in teologia – necessarie a esercitare un generoso patronage
anche oltre confine .
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Negli anni ’40 e ’50 l’Arce si mosse in varie direzioni per trarre van-
taggio dalle tensioni reali e futuribili lungo la frontiera che doveva pre-
sidiare, onde crearsi una solida rete di fedeltà e incrementare la sua
influenza in città e nel contado. Più volte osservò che molti sudditi
comaschi avevano servito in armi il re di Francia e che molti tra i mi-
lanesi all’epoca militanti sotto le bandiere del giglio, nonché tra i no-
tabili filo-francesi svizzeri e grigioni residenti oltrefrontiera, mantene-
vano nella città e nel suo contado legami parentali e amicizie anche
tra le famiglie più eminenti del patriziato .
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Poco dopo avere assunto il proprio incarico ricordava all’allora go-
vernatore generale, il cardinale Marino Caracciolo, che persino il ca-
stellano suo predecessore era stato «incolpato suspecto di havere
stretta intelligentia con alcuni de Lugano, sviscerati di Franza, et […]
quella per tal effetto lo mandò remover di questo castello, et lo fece
integrar in potere del ditto signor Conte [Camillo Borromeo]. Perho
essendo il ditto olim Castillano habitante qua et havendoli bona ad-
herentia et amicitia, mi è parso farlo saper a Vostra Signoria Reve-
rendissima et per levar ogni ombreza, no seria fuorse male per servi-
tio di Sua Maestà che con destro modo quella lo facesse levar di qua
et andar a casa sua» . Quasi vent’anni dopo ribadiva di non potersi
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34 Materialien zur Standes- und Landesgeschichte Gem. III Bünde (Graubünden) 1463-
1803, II, Texte, ed. F. Jecklin, Verlag der Basler Buch- und Antiquariatshandlung, Ba-
sel, 1907, n. 670, 30 ottobre 1553, p. 143.
35 M.C. Giannini, Giovanni Antonio Volpi, in Dbi, C, Treccani, Roma, 2020, ad vocem.
36 Asmi, Carteggio, cart. 10, il governatore di Como al cardinale Marino Caracciolo,
24 novembre 1537.
37 Ivi, cart. 10, il governatore di Como al cardinale Marino Caracciolo, 18 febbraio
1537.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)