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                   Per comprendere tale evoluzione e la divergenza rispetto al setificio
                è necessario soffermarsi innanzi tutto sulla filiera di produzione delle
                conterie e delle manifatture a lume veneziane nel Settecento, che rap-
                presenta uno dei fattori esplicativi della resilienza di questo settore.


                3. Una filiera competitiva

                   All’interno di una vetreria organizzata in forma di proto-distretto
                industriale , nel XVIII secolo a Venezia la produzione delle perle è ge-
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                stita da tre corpi di mestiere: l’Arte di Murano, situata sull’isola omo-
                nima, l’Arte dei Paternostreri o Margariteri e l’Arte dei Suppialume o
                Perleri, che lavorano a Venezia. La prima corporazione fabbrica i semi-
                lavorati (canne e smalti) che le altre due trasformano in perle di vetro,
                utilizzando due tecniche differenti: la fornace nel caso dei Margariteri,
                la lucerna nel caso dei Perleri . La fabbricazione delle perle veneziane
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                comprende le fasi e gli attori seguenti: le materie prime – importate da
                ogni angolo del Mediterraneo  – sono acquistate dai patroni di Mu-
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                rano. Nelle loro fornaci, esse sono trasformate in canne e smalti dai
                maestri e dagli altri lavoratori dell’Arte. I patroni di Murano vendono
                poi questi semilavorati ai patroni margariteri e ai negozianti perleri che,
                a loro volta, li fanno lavorare nelle fornaci (i primi) e nelle case (i se-
                condi). Una volta infilate in mazzi , le perle di vetro così prodotte sono
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                quindi vendute all’ingrosso dai medesimi patroni e negozianti delle due
                Arti  ai  mercanti  a  Venezia  o  spedite  direttamente  ai  mercanti  delle
                piazze europee e mediterranee, secondo le commissioni ricevute. Que-
                sti ultimi, generalmente dopo molteplici passaggi di mano, le spedi-
                scono verso i mercati di sbocco situati su quasi tutti i continenti.





                   25  W. Panciera, L’economia: imprenditoria, corporazioni, lavoro cit., p. 537-547; F.
                Trivellato, Fondamenta dei vetrai cit., pp. 11, 134-134. Sull’applicazione del concetto
                d’origine marshalliana di distretto industriale si vedano G. Becattini, Mercato e forze
                locali: il distretto industriale, il Mulino, Bologna, 1987; C. Maitte, Incertitude et bricola-
                ges. L’industrie textile à Prato aux 18 e  et 19 e  siècles, «Annales HSS», n°46, 1996, pp.
                1275-1303; J. Daumas, Districts industriels: du concept à l’histoire. Les termes du débat,
                «Revue économique», n°58, 2007, pp. 131-151.
                   26  L. Zecchin, Vetro e vetrai di Murano: studi sulla storia del vetro, vol. I, Arsenale
                Editrice, Venezia, 1987, pp. 88-91.
                   27  Barbaria, Egitto, Istria, Liguria, Malta, Piemonte, Sicilia, Siria, Spagna, solo per
                nominare alcuni dei mercati di importazione delle ceneri sodiche, del silicio, della man-
                ganese, del natron etc.
                   28  Occupazione spesso svolta da schiere di lavoratrici appartenenti o no alle Arti
                suddette, F. Trivellato, Out of Women’s Hands cit.



                Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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