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652 Pierre Niccolò Sofia
Il secondo aspetto è che, malgrado la narrazione portata avanti
dalle autorità veneziane e dalle stesse corporazioni, e malgrado i di-
vieti , la filiera delle perle è relativamente aperta sia alla cooperazione
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interna tra i membri delle tre Arti del vetro – che formano compagnie
o finanziano l’attività produttiva degli altri comparti –, che all’inter-
vento di attori esterni ai corpi di mestiere. Nella maggior parte dei casi,
si tratta di negozianti ebrei veneziani che gestiscono l’approvvigiona-
mento delle materie prime e lo smercio delle perle, svolgono la funzione
di intermediari tra la produzione e il mercato e arrivano a finanziare e
controllare direttamente gli impianti .
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Infine, nel loro funzionamento pratico, le Arti dei Margariteri e dei Per-
leri sono molto lontane dallo stereotipo e dall’ideologia corporativa ri-
guardo alla difesa dell’eguaglianza interna e dei privilegi dei maestri. Nel
XVIII secolo si assiste alla definitiva separazione tra manodopera e datori
di lavoro e alla sottomissione della prima ai secondi. Tale processo si svi-
luppa sia dal punto di vista formale, attraverso la modifica degli statuti,
definendo due classi di maestri – i capomistri operari e i capomistri nego-
zianti –, e restringendo le possibilità di accesso alla seconda; sia da quello
informale, attraverso le strategie già menzionate: l’impiego di manodopera
esterna, la diminuzione delle retribuzioni, la creazione di legami di dipen-
denza tramite meccanismi di prestiti e anticipi , etc. In altre parole, nel
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Settecento le Arti delle perle sono delle nicchie in cui i patroni e i nego-
zianti operano in relativa libertà con il sostegno delle autorità veneziane.
Prova ne sia il fatto che, nella seconda metà del secolo, si assista
all’ascesa di alcuni di questi attori che emergono dal mondo della produ-
zione per dedicarsi anche al trasporto e al commercio delle perle e di altri
prodotti, diventando dei veri e propri mercanti-fabbricanti .
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sue botteghe persone non ascritte all’Arte stessa»; Asve, Inquisitore alle Arti, b. 97, fasc.
«Perleri», Disciplina delle persone, art. XX.
33 Bmc, M.C. IV, c.99, c. 48, art. XCVI; ivi, c.33, c. 37v, art. LX; Asve, Inquisitore alle
Arti, b. 97, fasc. «Perleri», «Disciplina delle persone», art. XVII.
34 Si vedano, ad esempio, i casi di Isach dalla Man, Asve, Inquisitori di Stato, b. 820,
fasc. Margariteri; ivi, fasc. D; e di Francesco Tramontin, da cui emerge il coinvolgimento
di Emmanuel Jacur nel finanziamento di fornaci a Murano e a Venezia, Asve, Censori,
b. 32, 09.02.1781, 16.02.1781, 14.03.1781, 16.03.1781, 06.04.1781, 18.04.1781,
19.04.1781, 21.04.1781, 22.04.1781, 30.04.1781, 08.08.1781, 13.08.1781.
35 Sulla questione degli anticipi e dei prestiti si veda A. Caracausi, I salari, in R. Ago
(a cura di), Storia del lavoro in Italia cit., pp. 103-134.
36 Si veda il famoso caso di Giorgio Barbaria, in F. Trivellato, Fondamenta dei vetrai cit.,
pp. 247-263. Benché Barbaria sia la punta di diamante del settore delle perle di vetro, egli
non è l’unico mercante-fabbricante di successo che diversifica le proprie attività, commer-
cializza i propri prodotti e cerca di escludere l’intermediazione dei negozianti veneziani, sta-
bilendo relazioni dirette con i propri corrispondenti, anche attraverso viaggi d’affari, come
mostrano i casi di Andrea Cecconi Gasparini, Gio. Batta Colledan, Antonio de Menego, An-
drea Pitteri e lo stesso fratello di Giorgio Barbaria, Giovanni.
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)