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                in qualche caso, con preoccupata insistenza». Anche le scelte delle ve-
                dove  furono  fortemente  condizionate  dalle  prediche  dei  Mendicanti,
                guide influenti che fornivano insegnamenti morali e additavano mo-
                delli di comportamento . Nel Duecento, i Predicatori raccomandavano
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                alle vedove di non risposarsi, di meditare sulle scritture con l’aiuto di
                una  guida  spirituale,  di  pregare  e  di  rinunziare  ad  abiti  lussuosi  e
                gioielli . Il domenicano Umberto de Romans e il francescano Gilberto
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                de Tournai classificarono e indottrinarono le donne in base al loro sta-
                tus, ma raccomandarono a tutte di evitare abiti e ornamenti sfarzosi.
                Dure e sferzanti furono le parole rivolte alle vedove anziane, «che si
                ingegnavano a ritoccare la faccia con la stessa cura e perizia con la
                quale il pittore si applica a dipingere un quadro» . Per Gilberto, la con-
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                tinenza  vedovile  era  superiore  alla  copulazione  coniugale,  inferiore
                all’integrità verginale, ma le vedove si potevano risposare per evitare
                la  fornicazione.  Inoltre,  distinse  le  vere  vedove,  premurose  verso  il
                prossimo, devote a Dio, capaci di vincere il peccato e degne di essere
                additate ad esempio, da quelle false che erano lussuriose, curiose e
                oziose. Le vedove dovevano nutrire ed educare figli e nipoti, se non
                avevano figli i parenti e i poveri .
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                   Per Iacopo da Varazze una parte del corpo della vedova era già pas-
                sata nell’aldilà, perché formava un'unica carne con il marito, ed erano
                ammirevoli le vedove continenti che, morte a metà, evitavano il peccato
                della carne «auquel elles ne seraient plus soumises». Due secoli dopo,
                Bernardino da Siena – nelle cui prediche i lemmi donna/donne/don-
                nicciole ricorrono 28 volte, vedova/vedove/vetule 22  – esortò le ve-
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                dove  a  diventare  «semi-masculines»,  introiettando  la  metà  maschile
                della coppia, a comportarsi da uomini e suggerì di effettuare una tran-
                sizione di genere, esaltando la metà maschile assunta dopo la morte
                del marito . L’idea che le vedove dovessero ricorrere alla parte maschile
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                della loro personalità, per gestire il potere, non era una novità. Nel
                Duecento, Matteo Paris aveva elogiato Bianca di Castiglia, rimasta ve-
                dova quando l’erede al trono Luigi IX aveva 12 anni, l’aveva definita
                «sexu femina consilio mascula» e aveva affermato che «regni Francorum



                   2  C. Casagrande, La donna custodita, in C. Klapisch-Zuber (a cura di), Storia delle
                donne. Il Medievo, Laterza, Roma-Bari, 1994, pp. 88-89.
                   3  G. Duby, I peccati delle donne, Laterza, Roma-Bari, 1997, pp. 73-76.
                   4  M.G. Muzzarelli, Gli inganni delle apparenze, Paravia, Torino, 1996, pp. 157-158
                   5  C. Casagrande (a cura di), Prediche alle donne del secolo XIII, Bompiani, Milano,
                1978, pp. 97-105.
                   6  L. Gaffuri, Identità di “genere e predicazione medievale: risultati e prospettive di un
                dibattito italiano, «Mediaeval Sophia», 24 (gennaio-dicembre 2022), p. 123.
                   7  C. Maillet, Transition de genre dans la Legenda aurea, les Sermones et la Chronica
                Civitatis Ianuensis de Jacques de Voragine, «Mediaeval Sophia», 24 (gennaio-dicembre
                2022), pp. 133-134.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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