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242 Patrizia Sardina
generazione all’altra per linea maschile, escludendo le donne. Con il
matrimonio, le donne contribuivano a creare solide alleanze, ma dive-
nute vedove dovevano tornare nella famiglia di origine. Se non vive-
vano né col padre né col marito, garanti della condotta morale e
dell’identità sociale, minacciavano l’onore di due famiglie. La condi-
zione normale era quella di mogli, senza la protezione maschile, ri-
schiavano di cadere nel peccato e l’unica alternativa era il monastero.
La Chiesa consigliava alle vedove di rimanere caste, ma i laici dubita-
vano che ne fossero capaci . Nel Quattrocento le vedove fiorentine
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erano numerose e non molto agiate, perché la legislazione contem-
plava un sistema unilaterale patrilineare. La vedova riceveva indietro
solo la dote e non poteva avere le proprietà acquisite durante il matri-
monio, se si risposava senza una buona dote la sua condizione econo-
mica peggiorava, se non lo faceva la possibilità di scendere nella scala
sociale aumentava . La madre crudele era la vedova che si riprendeva
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la dote e abbandonava i figli piccoli per risposarsi . Tuttavia, nel Pa-
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radiso degli Alberti di Giovanni Gherardi, Cosa afferma che le donne
erano costrette a risposarsi perché avevano bisogno della protezione
maschile e abbandonavano i figli con sofferenza .
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2. Tutele e diritti in Sicilia
Nella Sicilia del Trecento i sovrani difendevano le vedove dalla po-
vertà e dai soprusi. La regina Elisabetta, moglie di Pietro II, aiutò la
palermitana Rosa, nutrice della figlia Eufemia, poiché il marito Per-
rono de Alcamo, serviens degli acatapani (addetti al controllo delle
merci), era stato catturato nella battaglia di Lipari e messo in carcere
a Napoli, dove morì. Rimasta vedova, Rosa «paupertate atque filiis af-
flicta non habet unde vivat». Nel 1340 la regina ordinò agli acatapani
di consentirle di esercitare l’ufficio a vita, ma Rosa «propter sexum
muliebrem non valet prefatum officium personaliter exercere» e ven-
dette per due anni la metà dei proventi a Manfredi de Schillacio . Nel
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1356 Federico IV ordinò al capitano, ai giurati e al tesoriere di Ran-
dazzo di rimborsare a Francesca, vedova di Giacomo de Finara, il
26 C. Klapisch-Zuber, La mère cruelle. Maternité, veuvage et dot dans Florence des
XIV e -XV e siècles, «Annales E.S.C.», 5 (1983), pp. 1097-1098.
27 D. Herlihy, La famiglia nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari, 1994, pp. 197-198.
28 C. Klapisch-Zuber, La mère cruelle cit., p. 1103.
29 Ead., Matrimoni rinascimentali, Viella, Roma, 2022, p. 159.
30 Asp, N, reg. 5, Salerno de Peregrino, cc. 158r-159r. Avrebbe ricavato ogni anno 2
onze e 7 tarì e mezzo.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)