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634 Francesco Campennì
mani da Lombardi Satriani e Meligrana (1975) 162 . Per il contesto ita-
liano di fine del Settecento, la «dimensione antropologica» della ri-
cerca dà spazio all’ingrediente della mentalità popolare per compren-
dere a fondo il fenomeno delle insorgenze, il rapporto tra azione delle
folle e coscienza politica 163 , offrendo un altrettanto ineludibile ter-
reno d’analisi accanto alle dinamiche istituzionali e di conflitto tra
poteri locali 164 .
A questo punto, l’aver inteso ripercorrere alcune fra le tappe più
significative del dialogo storico-antropologico, soprattutto nella fortu-
nata stagione degli anni Settanta, ci servirà a meglio mettere a punto,
conclusivamente, qualche considerazione di prospettiva. Se il termine
di «cultura arcaica», allora molto usato, può oggi apparire superato, la
definizione che ne dava al principio degli anni Ottanta Mariano Meli-
grana mi sembra ancora molto utile: arcaico non doveva cioè equiva-
lere a inesistente, o a un’esistenza fossile, ma doveva significare il «rap-
porto con la tradizione»; e la tradizione, conseguentemente, doveva es-
sere intesa come un rimanere nella storia.
Così definita, la tradizione, di cui miti e riti sono componenti essen-
ziali, è portatrice di utilitarismo, di tecniche di permanenza nella so-
cietà storica, oltre le «crisi di presenza» che la storia stessa pone di
fronte agli uomini. Di qui, pertanto, la funzione e funzionalità sociale
del rituale. Nelle società europee di antico regime, rituale è innanzi
tutto disposizione, gioco di parti, spessso secondo linee di contrasto.
Appartiene agli ordini gerarchici della società, ma è significativo che
ciascun ordine, tanto popolare che nobiliare, immagini il proprio si-
stema di valori come universale, comune a tutta la gerarchia, terrena
e cosmica. I termini di lettura di un sistema rituale e simbolico, dun-
que, non possono che disporsi entro le due fontamentali coordinate
del vivere sociale: l’ethos e il contesto. Il primo definisce i comporta-
menti, le norme, i ruoli, reciprocamente diversi, di ciascun gruppo so-
ciale; il secondo è il contenitore storico che produce il pattern o domi-
nio culturale, ovvero il sistema valoriale di ancoraggio dei gruppi e de-
gli strati ai comuni spazi di appartenenza, che sono innanzi tutto
162 A.M. Rao, La repubblica napoletana del 1799, in Storia del Mezzogiorno, di-
retta da G. Galasso e R. Romeo, vol. IV/2. Dagli Angioini ai Borboni, Roma, Edizioni
del Sole, 1986, pp. 469-539, pp. 501-504, 535 in nota.
163 La questione, com’è noto, fu posta originariamente da Georges Lefebvre,
Foules révolutionnaires, in «Annales historiques de la Révolution française», 11,
1934, n. 61, pp. 1-26; cfr. Id., La Grande Peur de 1789: Suivi de Les Foules Révo-
lutionnaires, Presentation de J. Revel, Paris, Armand Colin, 1988; Id., Folle rivolu-
zionarie. Aspetti della Rivoluzione francese e questioni di metodo storico, Introdu-
zione di M. Vovelle, Roma, Editori Riuniti, 1989 2 .
164 A.M. Rao, Folle controrivoluzionarie. La questione delle insorgenze italiane, in
Ead., a cura di, Folle controrivoluzionarie cit., pp. 9-36.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)