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Ethos e contesto. Le culture popolari fra rito e storia: l’eredità... 633
scena pubblica in situazioni di vuoto di potere, forti dell’identità loro
appiccicatasi nel tempo, dal 1647 al 1799 159 .
L’attribuzione di identità dei gruppi antagonisti, potremmo dire su-
balterni, in questa prospettiva diventa un processo forte quanto in-
conscio, o meglio frutto di una coscienza delle classi al potere, nel solo
riferimento alle quali i ceti plebei riescono a maturare una coscienza
“politica” di sé, e addirittura a servirsene (inconsapevolmente?) come
riflesso stereotipato. Si può in prima battuta affermare che in deter-
minati frangenti il protagonismo popolare, e la sua maschera simbo-
lica, non inverassero solo lo stereotipo ma fossero una realtà 160 , che
verrebbe però consapevolmente strumentalizzata in una maglia di rap-
porti fra strati e gruppi in senso verticale, trasversale, orizzontale, che
dir si voglia.
Ora, non si può però dire che l’identità sia leggibile in soli termini
di contesto politico contingente: lo stesso stigma poggia su una strati-
ficazione diacronica dell’osservazione e della descrizione (da parte
della cultura dotta) degli atteggiamenti dei gruppi popolari. Ma d’altra
parte anche i gruppi popolari hanno, evidentemente, una memoria di
sé, portato di una tradizione in senso dinamico. Esiste dunque una
morfologia sociale, un ethos sedimentato, una cultura simbolica – io
dico consapevole, nel senso che vi si ricorre sotto l’incalzare degli
eventi –, e una storia. Di entrambe (che meglio definirei “storia simbo-
lica” e “storia politica”) va tenuto conto, come aspetti del medesimo
fluire del tempo storico: la prima, infatti, offre forma espressiva alla
seconda, che detta i contenuti, ma le fornisce anche strumenti inter-
pretativi che a volte ne orientano il corso.
Faccio oggi senz’altro mia la risposta di Burke ai rilievi di Villari:
«that the political and the symbolic are the two variables with which
anthropology is essentially concerned» 161 .
È frutto di quella temperie culturale se negli anni Ottanta Anna
Maria Rao introduceva nello studio della rivoluzione napoletana del
1799 una contestuale lettura dei comportamenti culturali accanto a
quella dei comportamenti politici, grazie alla suggestione dell’antolo-
gia di saggi su Diritto egemone e diritto popolare composta a quattro
159 F. Benigno, Trasformazioni discorsive e identità sociali: il caso dei lazzari, in
«Storica», 31, 2005, pp. 7-44. Cfr. anche Id., Il popolo che abbiamo perduto. Note
sul concetto di cultura popolare tra storia e antropologia, in «Giornale di Storia co-
stituzionale», 18, 2009, n. 2, pp. 151-178.
160 Vorrei ricordare, del resto, F. Benigno, Il berretto della libertà, in F. Benigno,
L. Scuccimarra, a cura di, Simboli della politica, Roma, Viella, 2010, pp. 223-245.
161 P. Burke, Masaniello: A Response, in «Past and Present», n. 114, 1987, pp.
197-199. Cfr. anche Id., Popular Culture Reconsidered, in «Storia della storiografia»,
XVII, 1990, pp. 40-49.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)