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230 Orazio Cancila
santa di civiltà, primo e sacro dritto delle Universe genti, divino istinto
dell’uomo, Vita della società, Scaturiggine d’ogni perfezionamento mo-
rale e civile, Viva luce dell’intelletto, feconda Madre di cittadine virtù,
legame strettissimo di fratellanza e di amore evangelico.
La libertà nel cuore Italiano è fiamma inconsuntibile, come il fuoco
del roveto, Arcano fuoco operator di prodigi, fiamma rigeneratrice, anello
immediato che unisce l’umanità al suo primo principio, avviandola nel
vero e nobile sentiero del progresso e dell’incivilimento.
Timorosi Italiani di Castelbuono, non temete. Anche in quest’angolo
dei sicoli Appennini il genio italiano vive e veglia. Non temete. Il popolo
conoscerà alla fine che la Rigenerazione non consiste nel furto e nella
vendetta privata. Il popolo starà al suo posto e santi petti italiani gli
apprenderanno i suoi doveri e dritti, onde gli sarà giuocoforza convin-
cersi alle parole. Se no, convincerassi ai fatti.
Castelbuono non deve quindi restare indietro agli altri suoi fratelli:
Castelbuono deve mostrarsi degno di quella libertà che va ad acqui-
stare. Nessuna macchia d’infamia o di viltà (come il passato) deturpi il
suo stendardo. Sotto l’egida Santa dell’ordine e dell’amor di patria strin-
geremo un patto rivendicandoci a libertà.
Nessuno si attenti disertare da questi santi principii sia coi detti, sia
coi fatti. Costoro sono del Cristo, dell’Italia e di se stessi nemici.
Italiani di Castelbuono, i tempi si appressano, vegliate, il rapito Pact-
mos parlò. Ei non s’inganna. Già il mitico Destrier Nero ischeletrito per
soverchia fatiga cede oramai il campo ai focosi Destrieri Rosso e Bianco,
che traboccanti di forza e di vita generosamente liberi corrono la VERDE
itala terra.
Italiani di Castelbuono, rispettate questa pagina sacra, leggetela,
consideratela. Non la strappate, non la toccate, rischiereste macchiarvi
di delitto di lesa Patria.
La vittoria garibaldina di Calatafimi (15 maggio) ispirò al barone
Guerrieri l’inno All’armi, All’armi: «Prodi, avanti, avanti, avanti/
Giunta è l’ora del riscatto;/ Siam fratelli tutti quanti,/ Giuriam tutti
uniti un patto; Vendicarci a libertà/ Nostra santa eredità./ Non di
Sposa e non di Madre/ Non vi arresti, o prodi, il pianto,/ Or vi appella
fra le squadre/ Della patria amor più santo:/ Là corriam tutti a ferir/
Od a vincere, o morir …». Gli stretti rapporti con Garibaldi e l’impegno
nella raccolta di armi e denaro per la conquista di Roma bloccata ad
Aspromonte costarono al barone Guerrieri persecuzioni, processi e nel
1865 anche un mandato di arresto, dal quale si salvò con la fuga. Fu
infatti accusato «di attentato avente per oggetto di suscitare la guerra
civile fra gli abitanti dello Stato; distruggere l’attuale forma di governo,
eccitare i cittadini ad armarsi contro i poteri dello Stato».
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)