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                Caltanissetta (Conservatore delle ipoteche) e Palermo (capo dell’Uf-
                ficio del Registro), che nel 1847 sposò a Castelbuono la cugina Ma-
                ria Stella (Marietta) Galbo di Vincenzo, da cui l’avv. Vincenzo Col-
                lotti Galbo (1853-1910), che nel 1879 sposò a Castelbuono la cu-
                gina Giuseppa Maria Guerrieri (figlia del barone Francesco Guer-
                rieri  Failla),  da  cui  il  prof.  Francesco,  che  sposò  a  Messina  Elsa
                Natoli (sorella di Aldo), da cui il professore Enzo .
                                                                 2
                   Tra gli ascendenti di Enzo ci sono quindi anche i baroni Galbo (Di
                Garbo, in precedenza), il cui capostipite fu Nicolò Galbo, analfabeta,
                che il notaio qualificò come mastro in occasione della stipula dei capi-
                toli matrimoniali tra la figlia Giovanna e il barone Gaetano Di Stefano
                l’8 ottobre 1796 e mastro era anche per il sacerdote che nel 1797 re-
                dasse  l’atto  di  matrimonio  religioso.  Mastro  Nicolò  era  però  sicura-
                mente persona di notevole capacità – come lo erano anche i suoi due
                fratelli sacerdoti Giovanni e Paolo – e nel 1810, quando fu stipulato il
                contratto di matrimonio tra la figlia Gioacchina e don Emanuele Ven-
                tura di Collesano, aveva già imparato a scrivere e poteva apporre la
                sua firma. I fratelli ecclesiastici si erano intanto affermati molto bene
                a  Messina:  Giovanni,  canonico  e  rettore  del  seminario  vescovile,  e
                Paolo, vicario foraneo e ciantro della Cattedrale. Tra Sette e Ottocento
                avevano acquistato a Castelbuono numerosi cespiti urbani e rurali,
                che mastro Nicolò amministrava con saggezza e che alla morte dei due
                sacerdoti passarono in eredita ai suoi numerosi figli.
                   Il matrimonio della figlia Giovanna con l’indebitatissimo barone Di
                Stefano era stato reso possibile dalla cospicua dote che i due zii sacer-
                doti avevano assicurato alla nipote. In particolare il canonico Giovanni
                era molto stimato nella città dello Stretto e non è un caso che proprio
                lui fosse incaricato dall’arcivescovo, dal capitolo della Cattedrale e an-
                che dal Senato di Messina di opporsi, in nome della città, nel processo
                che nel 1808 si tenne presso il tribunale ecclesiastico di Palermo, con-
                tro lo smembramento dell’arcivescovato a favore della creazione del
                vescovato di Nicosia. Grazie alla influenza del fratello canonico, mastro
                Nicolò l’anno precedente 1807 era stato ascritto nella nobiltà di Mes-
                sina con il titolo di barone di Montenero, una contrada delle campagne
                della vicina Pollina nella quale egli non doveva possedere più di qual-
                che decina di ettari di terreno. Nel 1810, ormai barone, don Nicolò
                Galbo acquistò dal marchese di Geraci il feudo Difesa del Finale, sem-
                pre in territorio di Pollina. Il titolo di barone di Montenero passò al
                figlio Antonio, che gli zii avevano fatto studiare e laureare a Messina e
                che fu Intendente della provincia di Trapani nel 1834-39 e poi di quella


                   2  Il nome Enzo derivava quindi dal trisavolo don Vincenzo Galbo, nonno ma-
                terno dell’avvocato Vincenzo Collotti Galbo, a sua volta nonno paterno di Enzo.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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