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                si potrebbe definire rovesciata rispetto a quella più diffusamente ac-
                creditata. Non solo organismi compositi di ceti e istituzioni, intercon-
                nessi dal centro alla periferia attraverso le carriere transnazionali e i
                posizionamenti strategici offerti dall’apparato reticolare di uffici gover-
                nativi e carriere ecclesiastiche interno alla Monarquìa degli Austrias,
                ma dinamiche economiche e politiche dalle quali gli imperi prendevano
                forma grazie alla forza propulsiva delle aristocrazie proiettate oltre i
                confini del Regno. Se tale sistema di governo diventava, in questa let-
                tura, una sorta di soluzione irrinunciabile per il processo di consoli-
                damento e di espansione delle élite, per Yun Casalilla «originating in
                the needs of élites and their internal dynamics, with Crown finance
                often paying a limited role in their construction, the conquest instead
                tended  to  be  characterized  by  the  conferral  of  political  capital  and
                spheres of self-government upon the colonizers in exchange for their
                campaigns of conquest undertaken on behalf of the king and the re-
                sources that they won for him» (p. 147). Una situazione che, mesco-
                lando autonomia e centralizzazione, non marginalizzava certo il rilievo
                strategico della forza per la conquista e il mantenimento delle colonie
                pur consentendo, nella lunga durata, una inattesa conservazione delle
                diversità e una proiezione inclusiva che Elliott aveva già ampiamente
                rilevato  nei  confronti  dell’esclusività,  cifra  caratterizzante  che  egli
                aveva attribuito alla conquista inglese e che trova oggi spazio negli
                studi che stanno lavorando nella prospettiva della storia sociale delle
                differenze.
                   Una chiave interpretativa degli imperi iberici nella quale la continua
                dinamica tra violenza e inclusione nei domini d’Oltremare apre all’ipo-
                tesi di un sistema molto più duttile di quanto non si sia affermato in
                molte tradizioni di ricerca, una prospettiva in cui la globalizzazione
                prodotta dall’espansione non avrebbe dunque modellato unicamente
                lo sviluppo dell’economia, ma avrebbe avuto una influenza decisiva sul
                processo di state building e sull’impianto di quelle asimmetrie interne
                alle società moderne di qua dell’Oceano: «that would leave an indelible
                mark on the history of Europe» (p. 152).
                   Nella seconda parte, State Building and Institutions, oltre a rimar-
                care la connotazione fluida dei mercati modellati dall’espansione poli-
                tica, Bartolomé Yun-Casalilla riprende il tema della strutturazione dei
                fiscal states sviluppato dagli studi raccolti nel 2012 per analizzare il
                ruolo delle monarchie composite nell’evoluzione dell’economia e della
                società  della  penisola  iberica.  Un  aspetto  determinante  anche  nella
                divaricazione del modello castigliano collettore, soprattutto attraverso
                la  saldatura  con  Napoli  e  Milano,  delle  più  alte  entrate  fiscali  in
                Europa, da quello portoghese all’interno del quale, secondo l’autore,
                la connotazione da rentier del sovrano aveva penalizzato l’espansività





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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