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258 Vittoria Fiorelli
si potrebbe definire rovesciata rispetto a quella più diffusamente ac-
creditata. Non solo organismi compositi di ceti e istituzioni, intercon-
nessi dal centro alla periferia attraverso le carriere transnazionali e i
posizionamenti strategici offerti dall’apparato reticolare di uffici gover-
nativi e carriere ecclesiastiche interno alla Monarquìa degli Austrias,
ma dinamiche economiche e politiche dalle quali gli imperi prendevano
forma grazie alla forza propulsiva delle aristocrazie proiettate oltre i
confini del Regno. Se tale sistema di governo diventava, in questa let-
tura, una sorta di soluzione irrinunciabile per il processo di consoli-
damento e di espansione delle élite, per Yun Casalilla «originating in
the needs of élites and their internal dynamics, with Crown finance
often paying a limited role in their construction, the conquest instead
tended to be characterized by the conferral of political capital and
spheres of self-government upon the colonizers in exchange for their
campaigns of conquest undertaken on behalf of the king and the re-
sources that they won for him» (p. 147). Una situazione che, mesco-
lando autonomia e centralizzazione, non marginalizzava certo il rilievo
strategico della forza per la conquista e il mantenimento delle colonie
pur consentendo, nella lunga durata, una inattesa conservazione delle
diversità e una proiezione inclusiva che Elliott aveva già ampiamente
rilevato nei confronti dell’esclusività, cifra caratterizzante che egli
aveva attribuito alla conquista inglese e che trova oggi spazio negli
studi che stanno lavorando nella prospettiva della storia sociale delle
differenze.
Una chiave interpretativa degli imperi iberici nella quale la continua
dinamica tra violenza e inclusione nei domini d’Oltremare apre all’ipo-
tesi di un sistema molto più duttile di quanto non si sia affermato in
molte tradizioni di ricerca, una prospettiva in cui la globalizzazione
prodotta dall’espansione non avrebbe dunque modellato unicamente
lo sviluppo dell’economia, ma avrebbe avuto una influenza decisiva sul
processo di state building e sull’impianto di quelle asimmetrie interne
alle società moderne di qua dell’Oceano: «that would leave an indelible
mark on the history of Europe» (p. 152).
Nella seconda parte, State Building and Institutions, oltre a rimar-
care la connotazione fluida dei mercati modellati dall’espansione poli-
tica, Bartolomé Yun-Casalilla riprende il tema della strutturazione dei
fiscal states sviluppato dagli studi raccolti nel 2012 per analizzare il
ruolo delle monarchie composite nell’evoluzione dell’economia e della
società della penisola iberica. Un aspetto determinante anche nella
divaricazione del modello castigliano collettore, soprattutto attraverso
la saldatura con Napoli e Milano, delle più alte entrate fiscali in
Europa, da quello portoghese all’interno del quale, secondo l’autore,
la connotazione da rentier del sovrano aveva penalizzato l’espansività
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)