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                imperi. Una chiave di lettura che si estendeva fino alle soglie del No-
                vecento attraverso la netta differenziazione tra i regimi e i più tardi
                Stati fiscali, nazioni e democrazie definitesi nel corso del secolo dician-
                novesimo.
                   Tutti questi approcci si ritrovano ampiamente sviluppati nella si-
                stematizzazione monografica di Iberian World Empires and the Globa-
                lization of Europe 1415-1668 (Singapore, Palgrave Macmillan, 2019)
                nella quale l’autore si è interrogato sul nesso tra globalizzazione e im-
                peri come chiave di lettura irrinunciabile per comprendere la storia
                dell’Europa e segnatamente degli Stati della penisola iberica, più che
                per guardare fuori di essa, proponendo una periodizzazione inusuale
                per rafforzare la cogenza della domanda storiografica dalla quale egli
                ha preso le mosse. Partendo dalla convinzione dell’infondatezza della
                cosiddetta “rise of the West” come cifra interpretativa dello sviluppo
                moderno, Yun-Casalilla sceglie infatti come temine a quo di sistema
                l’anno della conquista portoghese di Ceuta per segnare la centralità
                della svolta economica nella quale riconoscere le premesse della mo-
                bilità atlantica che viene dunque compiutamente inclusa nella proie-
                zione europea verso Oriente e verso l’esplorazione dell’Africa. Per que-
                sto il volume, e la riflessione del suo autore, si chiudono nel 1668,
                quando quella città fu ceduta alla Spagna mentre si chiudeva la para-
                bola della Unione Iberica, segnando la conclusione di una stagione
                espansiva determinata soprattutto da pulsioni di potenziamento e di
                riassestamento delle dinamiche interne. Nel quadro di un processo di
                espansività delle corone iberiche indotto dal superamento della grave
                crisi economica che le aveva introdotte nel secolo XV e dalla necessità
                di un ampliamento dei territori determinato dalla fine di quella con-
                giuntura e dalla vitalità politica delle classi dirigenti sollecitate dalla
                positiva connessione tra progresso tecnologico-militare e patrimonio
                di cross-cultural exchanges accumulato nell’epoca medioevale, la sco-
                perta dell’America si pone allora come una delle componenti della glo-
                balizzazione dell’Europa e non come il suo motore, in un contesto sto-
                rico nel quale molte altre aperture degli spazi territoriali stavano inte-
                ressando le regioni della Russia, dell’Anatolia, dell’India e finanche i
                mercanti arabi impegnati ad estendere le loro traiettorie verso il centro
                dell’Africa. Una prospettiva interpretativa dello spazio e della circola-
                zione che porta a una distinzione sempre molto netta tra imperi e glo-
                balizzazione connessa, quest’ultima, alla storia politica e all’analisi dei
                flussi di persone e di cose nell’ambito della strutturazione delle dina-
                miche  proprie  delle  monarchie  composite,  indipendente  dalla  mera
                apertura geografica.
                   In questo quadro teorico l’espansività lusitana verso l’Atlantico si
                inquadra  nella  politica  di  attraversamento  dei  confini  marittimi





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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