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578 Maurizio Vesco
Fig. 19. Il giardino all’italiana impiantato sul bastione del Palazzo; F.M. Emmanuele e
Gaetani, m.se di Villabianca, Schizzo del Palazzo Reale di Palermo, 1780 ca., dettaglio
(Biblioteca Comunale di Palermo, ms. Qq D107, f. 225).
a quella data costituiva invece un fatto quasi del tutto unico in città, di
indubbia importazione peninsulare: l’unico precedente al momento noto
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è, infatti, quella, da me documentata in un precedente studio , fatta
approntare nel 1545 dal viceré Ferrante Gonzaga per il suo appartamento
in occasione della costruzione della nuova residenza vicereale entro la
fortezza del Castellammare, su progetto dell’architetto Domenico Giunti
da Prato – lombardo il committente, toscano il progettista, dunque.
Nell’Italia del Cinquecento le stufe restavano comunque rare, pre-
rogativa solo delle più prestigiose dimore principesche, particolarmente
radicate in Roma, dove ne sono state censite una decina, tra le quali
spiccano parecchie stuphe papali e di importanti membri della Curia
pontificia, privilegio più dei committenti progressisti che di quelli fa-
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coltosi . Si trattava di ambienti incentrati su una vasca più o meno
96 M. Vesco, Ecos de Renacimiento en la Sicilia del siglo XVI: arquitecturas para la vida
de corte en la edad de Ferrante Gonzaga (1535-1546), in V. Mínguez (ed.), Las artes y la
arquitectura del poder, Publicacions de la Universitat Jaume I, Castellón, 2013, pp. 921-
938, alla p. 34.
97 Sull’argomento, cfr. Quando gli dei si spogliano. Il bagno di Clemente VII a Castel
Sant’Angelo e le altre stufe romane del primo Cinquecento, Romana Società Editrice,
Roma, 1984.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)