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580 Maurizio Vesco
terra un alto porticato, a due o forse tre arcate poggianti su due pila-
stri, sul quale insisteva un corrispondente loggiato, entrambi coperti
a volte e più tardi pavimentati con mattoni smaltati, assieme alla
stufa e alla cappella annessa all’appartamento vicereale 101 . È interes-
sante osservare come don García, anche in questo caso, così come ho
dimostrato avvenne per il porto di Palermo o per l’arsenale di Messina,
sue principali realizzazioni pubbliche, non fu il semplice committente
ma il vero ideatore della fabbrica: fu lui, infatti, a progettare la duplice
loggetta, sebbene probabilmente non a disegnarla materialmente,
tanto che al momento della stipula del contratto d’appalto per la sua
costruzione, nel febbraio del 1567, veniva specificato che la sua rea-
lizzazione doveva essere «juxta designum factum per prefatam Excel-
lentiam Illustrissimi domini proregis» 102 . La realizzazione del piccolo
manufatto doveva stargli molto a cuore, tanto che, nell’aprile del 1567,
in occasione di uno dei suoi frequenti allontanamenti forzati dalla ca-
pitale siciliana, a Carlo Aragona Tagliavia, che lo aggiornava di conti-
nuo sul procedere dei lavori a palazzo, raccomandava che «alla logia
della mia cammera et all’alloggiamento intorno alla chiesa (la cappella
Palatina) Vostra Signoria non mancherà havere cura particolare» 103 .
Viene da domandarsi se nel progetto dell’appartamento vicereale
palermitano una qualche influenza, anche indiretta, non possa averla
esercitata la tanto amata villa di Pozzuoli 104 , dotata anch’essa di una
loggetta decorata a stucco e a fresco persino da Giorgio Vasari, oppure
il cantiere di ammodernamento della residenza medicea in Palazzo Vec-
chio a Firenze, fortemente voluto non solo da Cosimo I ma anche dalla
moglie Eleonora di Toledo, sorella del viceré, con la quale egli mantenne
sempre saldissimi legami e che non mancò spesso di visitare. Mi riferisco
in particolare all’ampliamento del sontuoso appartamento della du-
chessa con la costruzione, su iniziativa di quest’ultima, di un piano su-
101 Nel 1569 venivano infatti ordinati «tremilia quadretti di quelli di Xacca, che sar-
ranno come quelli di Valentia, che han da servir per la capelletta, stuffa et loggia del jar-
dino»; ivi, Tribunale del Real Patrimonio, Memoriali, reg. 152, c. 92r.
102 Il documento è segnalato e parzialmente trascritto in A. Pettineo, Giorgio Di Fazio
e i Gagini cit., p. 54.
103 Lettere di don García cit., f. 268v.
104 Sulla villa si veda M. Venditti, Una presenza vicereale a Pozzuoli: la dimora fortifi-
cata di Don Pedro de Toledo, «Archivio storico per le province napoletane», 124 (2006-
2007), pp. 251-287; F. Loffredo, La villa di Pedro de Toledo a Pozzuoli e una sicura
provenienza per il Fiume di Pierino da Vinci al Louvre, «Rinascimento meridionale: rivista
annuale dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale», II (2011), pp. 93-
113; C.J. Hernando Sánchez, La cultura de villa entre Nápoles y España: los jardines de
los Toledo en el siglo XVI, in Dimore signorili. Palazzo Zevallos Stigliano e il mecenatismo
aristocratico dal XVI al XX secolo, Intesa San Paolo, Napoli, 2013, pp. 11-48; J. Bosch
Ballbona, Nápoles, Pozzuoli, Villafranca cit., pp. 679-688.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)