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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 581
periore dove venne realizzato il cosiddetto Terrazzo di Saturno, una
loggia belvedere con una straordinaria vista su Firenze, a servizio del
contiguo Scrittoio di Minerva, ambienti entrambi sfarzosamente de-
corati, anche con le insegne dei Toledo, da Jan van der Straet e ancora
da Vasari tra il 1557 e giusto il 1566 105 . Anche nel caso palermitano
la scelta di don García di far costruire un loggiato, cui si accedeva dal
suo appartamento privato sul retroprospetto del Palazzo Reale, nasceva
da valutazioni di tipo sia climatico – era quella la facciata più esposta
al soleggiamento – sia estetico – da lì poteva godere dei profumi del
giardino sottostante e della vista di uno spettacolare paesaggio rurale
che si spingeva sino a Monreale e alle montagne della Conca d’Oro.
Infine, altro elemento importante del progetto di ammodernamento
della residenza palermitana, certamente da ricondurre anche questo
all’iniziativa di don García, era rappresentato dalla cavallerizza reale
fatta costruire nel 1566 106 . Una squadra di dieci maestri di muro, riuniti
in società sotto la guida di due apprezzati capomastri-architetti quali
Giorgio Di Faccio e Nicolò Fachenti, si allogò alla Regia Corte per la co-
struzione della grande volta a botte a copertura del nuovo ambiente ri-
cavato nel sito della casamatta del bastione del Palazzo, posta nel fianco
rivolto verso porta Nuova, di cui si sarebbero reimpiegate parte delle
strutture murarie 107 [Fig. 20].
La nuova, moderna scuderia di Palermo venne realizzata, su
espressa indicazione del viceré 108 e in analogia a quanto già attuato a
Messina, non secondo il tipo “basilicale”, in auge dalla fine del Quat-
trocento, contraddistinto da un doppio filare di sostegni (colonne o pi-
lastri) che tripartivano lo spazio interno e su cui insistevano volte a
crociera, ma secondo quello, assai più inusuale, ad aula unica che ge-
nerava uno spazio indiviso di grandi dimensioni coperto da una sola,
più o meno monumentale, volta a botte 109 . Nel caso palermitano il
105 Sulla committenza di Eleonora di Toledo, si veda A.M. Gáldy, R.G. La France,
Golden Chambers for Eleonora of Toledo: Duchess and Collector in Palazzo Vecchio, in S.
Bracken, A.M. Gáldy, A. Turpin (ed.), Women Patrons and Collectors, Cambridge Scholars
Publishing, Cambridge, 2012, pp. 1-34.
106 Sull’argomento, cfr. M. Vesco, Scuderie monumentali nella Sicilia degli Asburgo cit.
107 Aspa, Notai defunti, Agostino Lo Pacchio, reg. 7707, cc.n.n., 12 novembre 1566.
108 Don García in una sua missiva indirizzata al presidente del Regno, infatti, espres-
samente dichiarava la sua contrarietà al tipo colonnare: «E quanto alla stalla havendo inteso
l’opinion Sua gli dico che facendosi a modo di chiesa, con la nave in mezo e l’ale da ogni
parte dove stassero li cavalli, ho dubbio che non venghi tanto alta che occupi l’aria, sì che
sarà meglio che si facci nel modo ch’io lasciai disegnato»; Lettere di don García cit., f. 258r.
109 Sull’evoluzione tipologica della scuderia si vedano: P. Liévaux, Les Écuries des
châteaux français, Editions du Patrimoine, Paris, 2005; M. Fratarcangeli (a cura di), Dal
cavallo alle scuderia. Visioni iconografiche e architettoniche, Campisano, Roma, 2014, e
in particolare il contributo di I. Salvagni, Scuderie a Roma fra trattato, modello e realiz-
zazione: indizi per una ricognizione, in ivi, pp. 99-112.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)