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586 Maurizio Vesco
Regno una adunanza di nobili al suo servitio, e per questo può credere
che sempre la troverà pronta a sparger il sangue per il suo servitio» 117 .
È già stato sottolineato come forse non sia stato casuale che un’ac-
cademia di natura militare-cavalleresca abbia visto la luce nella capitale
siciliana giusto durante il viceregno di don García: va ricordato, infatti,
che proprio il padre, il viceré di Napoli Pedro de Toledo, aveva ordinato
tra il 1543 e il 1547 la chiusura delle accademie letterarie partenopee
in quanto sospettate di avere fomentato alcune rivolte popolari antigo-
vernative 118 . Memore, forse, dell’esperienza paterna e in risposta ai
precedenti napoletani, il viceré di Sicilia pensò bene di fare delle acca-
demie un formidabile baluardo in difesa delle istituzioni e uno stru-
mento di corroborazione del potere monarchico.
Della corte di don García doveva, a mio giudizio, far parte pure Marco
Antonio Martines, un erudito palermitano, assai probabilmente di origine
iberiche, interessato in primo luogo alle tematiche riguardanti la geo-
grafia dell’isola e la storia siciliana, ricostruita, questa, attraverso le
fonti, soprattutto le classiche. Di Martines ci è giunto unicamente un
manoscritto, il De situ Siciliae 119 , riconducibile agli anni Settanta del
Cinquecento e terminato nel dicembre del 1580, un’opera di certo pen-
sata per essere data alle stampe, che si colloca nel solco della tradizione
storiografica inaugurata, all’incirca un ventennio prima, dal ben più ce-
lebre Tommazo Fazello con le sue Decades Duae (Palermo, 1558).
Nel giugno del 1566, infatti, don Fabio Bologna, capitano della città
di Palermo e delegato speciale del viceré, pagava un acconto a un reli-
gioso mazarese perché dipingesse su tela una mappa della Sicilia
esemplata sul modello di quella già realizzata, o meglio fatta realizzare,
proprio da Marco Antonio Martines 120 . Quasi due mesi dopo l’opera
doveva essere completata: alla fine del luglio successivo, infatti, il
pittore veniva saldato per i suoi servizi e al contempo rimborsato per le
spese sostenute per l’acquisto di tela, carta e altri materiali 121 . Il riferi-
mento all’erudito se da un lato trova spiegazione nell’interesse scienti-
fico dello studioso per la geografia della Sicilia, dall’altro offre qualche
ulteriore spunto di riflessione sull’argomento. È improbabile che un
letterato quale Martines abbia mai potuto realizzare da solo una carta
geografica dell’isola, tanto meno poi così esatta e attendibile da richia-
mare l’attenzione del viceré Toledo che, in quanto uomo di mare, era
117 D. Montoliu, Les académies siciliennes cit., p. 44.
118 Ivi, pp. 20-21.
119 M.A. Martines, De situ Siciliae et insularum adjacentium libri tres, (ms. del XVI
secolo), Bcp, 3 Qq B 70.
120 Si trattava di don Salvatore Nicotra; Aspa, Notai defunti, Giuseppe Fugazza, reg.
6791, c. 1374r.
121 Ivi, c. 1574r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)